Nel traffico dell’ora di punta, a Pechino, megalopoli da 24 milioni di abitanti, è possibile prenotare dallo smartphone uno dei taxi a guida autonoma Toyota Sienna proposto da Pony.ai, un’azienda cinese specializzata nella tecnologia dei veicoli autonomi. Passano solo pochi minuti e l’auto arriva e, quasi ubbidiente, si accosta al marciapiede. Le portiere si aprono, invitando l’utente a salire. Ed ecco la prima cosa che si nota: al posto di guida non siede nessuno. “Xie, Xie” (grazie, grazie) dice una voce-guida chiedendo di allacciare le cinture, e di rilassarsi.
All’interno del robotaxi di Pony.ai a Pechino.
Si parte nel silenzio irreale del traffico urbano: il rumore dei motori a scoppio è sparito in Cina con la diffusione quasi totale di mezzi elettrici e il cielo sopra la Città Proibita, dopo tanti anni, è tornato azzurro. Il volante del robotaxi adesso gira da solo aggiustando le traiettorie lungo una strada che punta verso nord.
Di colpo, un autobus di linea si mette di traverso per superare una macchina che rallenta per parcheggiare. Decimi di secondi di ansia, ma il volante strattona leggermente la vettura a sinistra e supera l’autobus senza incertezze. Passa al verde del semaforo e fila via a 50 chilometri orari verso la meta che gli abbiamo assegnato.
Come funziona la guida di livello 4
Se il posto del conducente è vuoto, su quello del passeggero campeggia un enorme peluche colorato: la mascotte di Pony.ai fondata da James Peng e Tiancheng Lou. Quotata al Nasdaq, a Wall Street, l’azienda è ora vale 5,2 miliardi di dollari. È una rara occasione, per una testata occidentale, di provare un taxi a guida autonoma in Cina, con una guida di livello 4: un cocktail ben concertato di algoritmi AI, tecnologia Lidar e videocamere che decidono in autonomia le fasi di guida. Il mezzo evita gli ostacoli, aziona la freccia nei sorpassi, frena davanti alla signora che in motorino ci sta tagliando la strada sotto la pioggia.
Ludi Wang, ex reporter di Bloomberg, oggi segue la comunicazione globale del brand: “Sviluppiamo da tempo vari progetti in Europa e siamo già attivi in Lussemburgo dove il Ministero dei trasporti ci ha fornito i permessi necessari. Il nostro obiettivo è espanderci presto anche in altre città europee, all’insegna della mobilità sicura e green. Parigi, Londra, Roma, Milano si prestano molto bene al nostro servizio di mobilità”.
Quanto costa una corsa in robotaxi?
Uno dei robotaxi di Pony.ai
Secondo uno studio McKinsey il mercato la guida autonoma raggiungerà 400 miliardi di dollari nel 2035. Inoltre gli analisti parlano di una maggiore sicurezza rispetto alla guida umana visto che il software non beve, non ha colpi di sonno, non si distrae al cellulare. “Oggi abbiamo in strada 500 robotaxi. Per la fine di quest’anno l’obiettivo è portare la flotta a 1.000 vetture, visto che la domanda sta crescendo in maniera decisa”, continua Wang. Quanto costa mediamente una corsa in taxi robot? “Ci posizioniamo in una fascia intermedia, con un prezzo leggermente più alto del taxi con guidatore umano, ma meno caro della corsa in una macchina privata con autista”.
Pony.ai punta all’offerta di un servizio premium. “Nei nostri mezzi elettrici vogliamo creare spazi privati dedicati ai passeggeri per godersi musica, video, leggere le news o lavorare durante la corsa. La nostra azienda è nata per fornire un servizio di trasporto sostenibile e sicuro, riducendo l’inquinamento”, conclude Ludi Wang.
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Investimenti in Italia
Le aziende cinesi operanti nei settori della mobilità, comunicazione, manifattura e tecnologia, vedono il mercato italiano come una delle priorità per il loro sviluppo in Occidente. Basti pensare al gigante mondiale delle batterie Catl (Contempory amperex technology co. Limited) guidata dal magnate Zeng Yuqun, che investe somme notevoli anche in Ue. Appartiene a CATL il futuro delle ricariche: in 5 minuti permette una autonomia di 500 Km. Per non parlare di BYD che ha appena aperto in Zona Garibaldi a Milano un centro stile per tutta l’Europa, con 50 designer, sotto la guida di Wolfang Egger.
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Alex Wang Ceo Vivo Europe
L’Italia, con il suo patrimonio di 65 milioni di sim card, fa gola anche a molti brand nel settore degli smartphone. Alex Wang, ceo di Vivo Europe, si occupa di sviluppare il mercato e il marchio nel vecchio continente, visto che in Cina e India il gruppo ha già consolidato una posizione di leadership.
“La nostra azienda continuerà a investire nel mercato europeo e in Italia, che consideriamo uno dei mercati più sofisticati per la cultura del gusto che hanno i consumatori. L’Italia è il paese della moda, del design e dell’artigianato di alta gamma. In futuro dovremo produrre degli smartphone di diversi colori per andare incontro ai gusti degli italiani”.
La crescita del brand in un mercato maturo e affollato come quello degli smartphone di fascia alta, esige l’individuazione precisa del target. A chi bisogna rivolgersi? E con quali media e social media raggiugere il target desiderato? “Con l’arrivo imminente di nuovi modelli come X300, le scelte per i consumatori aumenteremo. I nostri smartphone hanno già un posto nell’immaginario degli italiani. Un brand si rafforza anche possedendo una vasta gamma di prodotti: dovremo lavorare su questo ampliamento in futuro. Per creare awareness ci sembrano interessanti anche i concerti musicali. Ogni italiano, in pratica, è di per sé un content creator e con le ottiche sviluppate con Zeiss possiamo offrire il massimo dell’imaging abbinato al comparto dedicato all’audio”.
Il centro di sviluppo del gruppo dedica interi reparti per aumentare la resistenza delle batterie che in Cina trova il suo Eldorado. Pensando al mercato italiano, subentra d’obbligo il tema del calcio, l’azienda continuerà a creare collaborazioni, così come nel mondo dello sci il cui target si attaglia perfettamente al prodotto. “Con il potenziamento dell’AI applicata alle immagini gli smartphone somiglieranno sempre più alla struttura del corpo umano, la vista, il tatto, la voce, l’ascolto, le reti neurali che replicano sistemi presenti nel cervello”, conclude Alex Wang.
Shenzen apre al robobus di WeRide
Nella frenetica Shenzhen, 17 milioni di abitanti, le autorità locali da pochi giorni hanno approvato un piano per la circolazione di un bus elettrico a guida autonoma della società WeRide in una zona centrale con mall di lusso, banche e ristoranti alla moda. Lo aspettiamo alla fermata. Il modulo arriva in silenzio e apre la portiera per accoglierci. Riparte verso la destinazione che gli abbiamo assegnato, sempre via app, e farà tutte le fermate stabilite dal percorso urbano.
WeRide, fondata in Silicon Valley da Tony Han nel 2017, ha uffici a San José, Abu Dhabi, Singapore, Guangzhou, Pechino, Shanghai e Shenzhen. Ci accompagna in questo percorso urbano Maeve Zhang, head of global marketing and Pr, che prima di WeRide lavorava nel settore della robotica. Il suo ruolo? “Spiegare, con argomentazioni semplici, i vantaggi della guida autonoma al pubblico. Il fenomeno è così nuovo che rischia di essere spiazzante e generare paure. Una delle nostre priorità è la sicurezza, con sistemi di sensori avanzati, telecamere e lidar i nostri mezzi garantiscono una percezione a 360° fino a 200 metri e rilevano ostacoli come pedoni e animali anche di notte”.
Uber investe 100 milioni
Maeve Zhang è entusiasta della collaborazione col gigante Uber. “Abbiamo avviato una partnership circa un anno fa, e nel mese di dicembre 2024 il servizio è partito ad Abu Dhabi. Questa partnership prevede l’utilizzo di robotaxi da parte di Uber e di altre piattaforme per estendere il servizio a quindici nuove città nei prossimi cinque anni, compreso il mercato europeo. Quest’anno Uber ha deciso un ulteriore investimento di 100 milioni di dollari per lo sviluppo dei nostri servizi di mobilità green. Siamo al momento l’unica società di guida autonoma a ricevere da Uber una cifra così importante”.
Taxi e bus di WeRide si apprestano a girare, oltre che in Cina, a Singapore, in Europa e in Arabia Saudita. “Siamo presenti anche in Svizzera, nell’area di Zurigo, con esperimenti concordati con le autorità locali. La Svizzera è molto attenta all’ambiente e ha accolto il nostro servizio di mobilità urbana in modo entusiasta”, sottolinea ancora Zhang.
Il boom della Xiaomi car
“Se non potete aspettare per la consegna di una Xiaomi YU7, comprate una Tesla”, scherza così sui media il miliardario Lei Jun fondatore di Xiaomi. La battuta si riferisce alla domanda esplosiva che ha costretto il brand di Pechino ad allungare i tempi di consegna. Nel primo giorno della messa in vendita il modello YU7 ha ricevuto 200mila prenotazioni.
Come sarà possibile soddisfare una richiesta così enorme? “Stiamo ampliando la ‘Super Factory’ completamente robotizzata nell’area di Pechino. Saremo pronti per soddisfare la domanda del mercato europeo, compresa l’Italia, dove crescono ogni giorno le richieste delle nostre EV car”, rassicurano nello showroom-campus dell’azienda dove 20mila persone sono al lavoro per diversificare i prodotti del vulcanico imprenditore – dagli scooter, agli smartphone, alle auto. L’ecosistema creato da Lei Jun “Human X Car X Home” prevede di concentrare in un’unica piattaforma persone, auto, case. “I comandi vocali dalla macchina permettono di aprire il garage, accendere le luci in soggiorno, accendere il riscaldamento o l’aria condizionata in vista del nostro arrivo”, spiegano nello showroom pechinese.
“Perché dove Apple ha fallito potrebbe riuscire Xiaomi?”, si chiede un articolo del New York Times riferendosi al fallito progetto della Apple Car. Solo visitando la sede pechinese di questa azienda, e cogliendo l’energia collettiva, si può trovare una risposta alla domanda posta dal quotidiano newyorkese.
Giovani ingegneri con una età media bassissima lavorano duramente e in sintonia. L’auto è una fuoriserie elegante con comandi vocali, minifrigo e scaldavivande lidar e costa tra 30 e 40mila euro. Lo sbarco in Italia? “Nel 2027 arriveremo anche nel vostro Paese”. Il prezzo sopra citato metterebbe in ginocchio una buona metà del mercato delle auto EV e ibride di lusso in Europa. Ma su questo ci saranno accordi precisi a livello Ue per fissare un prezzo comprensivo di tasse e cercare di difendere gli automaker più tradizionali.
Una transazione lenta ma inevitabile. Mentre chiudiamo il pezzo arriva la news da BYD (Build Your Dream) oggi leader mondiale delle EV car: “Diecimila euro subito in Italia a rottama la vecchia macchina”.
L’articolo Viaggio nella Cina del futuro: così la guida autonoma (e non solo) muove miliardi verso l’Italia è tratto da Forbes Italia.