3 Dicembre 2025

Solo il 22% dei lavoratori italiani teme che l’IA possa eliminare posti di lavoro

Solo il 22% dei lavoratori italiani teme che l’intelligenza artificiale possa eliminare posti di lavoro. Per il restante 78%, l’IA rappresenta un’opportunità. Lo rivela un sondaggio di AxL – Agenzia per il Lavoro, che ha intervistato circa 1.500 persone di tutta Italia.

Tra i favorevoli, la risposta più frequente (46%) è stata che l’IA non preoccupa perché “ci saranno nuove professioni e opportunità”. Segue, con il 32%, “mi stimola, sono interessato a formarmi nell’uso dell’IA”, atteggiamento diffuso soprattutto tra i 18 e i 24 anni e tra i 25 e i 34. I più preoccupati per la perdita di occupazione sono i lavoratori tra i 45 e i 54 anni, seguiti da quelli tra i 35 e i 44, che si sentono forse più vulnerabili in questa fase della carriera.

Chi usa l’intelligenza artificiale

Il sondaggio dimostra anche come l’uso della tecnologia sia ormai diffuso in gran parte della popolazione. La utilizza il 33,7% delle persone tra i 18 e i 24 anni e il 25,2% di quelle tra i 25 e i 34, ma il dato è alto anche tra i 45 e i 54 (28,8%). Più basso (21,6%) tra i 35 e i 44 anni.

A che cosa serve l’IA nel lavoro

L’intelligenza artificiale, secondo gli intervistati, può essere preziosa soprattutto nella ricerca di un impiego. Il 37% del campione è interessato a usarla per migliorare il curriculum. Una funzione sfruttata soprattutto nella fascia 45-54 anni, quando si ha bisogno di aggiornare e ottimizzare un cv con molte esperienze.

La seconda funzione più usata (28%) è quella di indagare le opportunità di mercato. Una tendenza marcata soprattutto nelle fasce 25-34 e 45-54, le più propense a valutare nuove opportunità e a migliorare la situazione attuale.

Al terzo posto (13%) c’è la funzione di approfondire la conoscenza delle aziende di interesse per il lavoratore. Va notato come a usare questa funzione siano soprattutto le persone tra i 45 e i 54 anni, che dimostrano un approccio più strategico nella selezione di potenziali datori di lavoro.

Il 12% degli intervistati usa l’IA per verificare se le proprie competenze siano in linea con il profilo ricercato dalle aziende. È una funzione sfruttata soprattutto dalla fascia 25-34, che probabilmente coniuga più delle altre l’interesse a migliorare la propria posizione e la disponibilità ad arricchire la propria formazione.

I processi di selezione

Agli intervistati è stato chiesto anche che cosa pensino dell’uso dell’intelligenza artificiale da parte delle aziende per verificare le candidature nella prima fase di selezione. Il 36% si è detto ‘indifferente’ e ha specificato che a contare è “la consapevolezza del mio potenziale che emergerà in fase di colloquio”. Il 32% ha detto di temere che “l’algoritmo possa cogliere solo le mie competenze, ma non il mio potenziale”. Una minoranza (il 24,5%) è invece favorevole, perché ritiene l’IA “un occhio più neutro e oggettivo”.

L’uso nella formazione

Tutte le fasce di età sono favorevoli all’uso dell’intelligenza artificiale nella formazione (in totale il 76% degli intervistati). La funzione più apprezzata (43%) è la possibilità di ricevere contenuti utili e approfondimenti per la crescita professionale, mentre il 21% è interessato alla costruzione di percorsi formativi personalizzati. Il 14% ha parlato della possibilità di semplificare lo studio e la formazione richiesti dall’azienda.

Chi ha espresso parere negativo lo ha fatto, in prevalenza (13%), perché compie un lavoro manuale e ritiene di non poter trovare vantaggi. Il restante 11% si è dichiarato scettico sulla capacità di riconoscere contenuti forniti dall’IA come veritieri e affidabili. Questa preoccupazione aumenta con l’età.

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L’articolo Solo il 22% dei lavoratori italiani teme che l’IA possa eliminare posti di lavoro è tratto da Forbes Italia.