Articolo apparso sul numero di novembre 2024 di Forbes Italia. Abbonati!
Radici forti, consolidate in quasi 80 anni di attività, e tanta voglia di futuro. Il gruppo Ini (Istituto Neurotraumatologico Italiano), fondato da Delfo Galileo Faroni nel 1947, è un punto di riferimento della sanità privata accreditata del Centro Italia, con dieci strutture abilitate al ricovero e all’assistenza specialistica ambulatoriale nel Lazio e in Abruzzo, 1.200 posti letto e quasi duemila dipendenti. Strutture all’avanguardia grazie a considerevoli investimenti compiuti nelle eccellenze tecnologiche: dalle radioterapie di ultima generazione alla strumentazione diagnostica più sofisticata e a centri avanzati di traumatologia e chirurgia ortopedica, con tecniche operatorie innovative per la protesica, oltre a centri riabilitativi d’eccellenza. A questo si aggiunge un centro oncologico con certificazione internazionale Esmo (europea) e Mascc (americana). Quattro strutture del gruppo compaiono nella mappa dell’Istituto superiore di sanità come centri riconosciuti a livello nazionale per lo spettro autistico e le patologie dell’età evolutiva.
Cristopher Faroni, presidente di Ini
Oggi il gruppo è guidato dal presidente Cristopher Faroni e da Jessica Veronica Faroni, con il ruolo di manager sanitario. I due sono pronti a guardare avanti, verso nuovi investimenti e verso un sempre maggiore coinvolgimento, anche sotto il profilo culturale e della formazione, come dimostra il fatto che le strutture di Ini ospitano i corsi di laurea in scienze infermieristiche e fisioterapia in collaborazione con le università Sapienza e Tor Vergata. L’azienda vuole così lasciarsi alle spalle un periodo non facile, a seguito di una vicenda giudiziaria lunga e tortuosa che si è conclusa solo nel 2024, dopo sette anni, con un proscioglimento e un’archiviazione da parte del tribunale.
“Per noi è stato un periodo davvero complicato”, ricorda Faroni, “ma abbiamo avuto la forza di denunciare chi ci aveva strumentalmente coinvolto in un caso costruito ad arte nel momento del passaggio generazionale, quando mio padre si è ammalato ed è poi mancato, accusandoci di aver truffato il sistema sanitario, lucrando sui nostri pazienti. Finché la vicenda si è chiusa con la condanna dei nostri accusatori ed è stata riconosciuta la nostra completa estraneità e innocenza. Purtroppo tutto ciò ci ha creato non poche difficoltà sul fronte finanziario e reputazionale, come si può immaginare. Nonostante questo abbiamo sempre tutelato i nostri pazienti e i nostri dipendenti. Un altro aspetto che ci ha lasciato davvero amareggiati è stato un certo accanimento mediatico, che ha contribuito ad appannare la nostra immagine. Ma posso solo dire che finalmente ne siamo usciti dimostrando la nostra integrità e siamo pronti a guardare avanti, poggiando sulla solidità e sui nostri valori, con le nostre eccellenze mediche sanitarie”.
Eccellenza e specializzazione sono gli aspetti su cui il gruppo ha puntato per diventare un riferimento per la sanità privata in Italia. “Credo che un imprenditore sanitario”, prosegue Faroni, “oggi debba specializzarsi in alcuni settori, come abbiamo fatto noi negli anni, con la riabilitazione, l’oncologia e la chirurgia ortopedica, solo per citarne alcuni. È questa la direzione verso cui vogliamo procedere, portando avanti un’azienda che ha saputo crescere, strutturandosi professionalmente, in un contesto di gestione familiare. Proprio questa solidità familiare ci ha sostenuto nel passato, per sconfiggere chi ci ha attaccato, e ci sosterrà in futuro per crescere ancora e supportare le nostre eccellenze. Ce l’ha tramandata nostro padre, che vogliamo onorare rimanendo uniti, mia madre, mia sorella e io. Non è mai mancato l’appoggio dei nostri dipendenti in primis, ma anche dei pazienti, che non ci hanno mai abbandonato, e delle regioni in cui operiamo, Lazio e Abruzzo. Devo poi ringraziare chi ci ha sostenuto, in particolare Paolo Fiorentino di Banca Progetto, per averci aiutato nei momenti più difficili con la sua banca e i suoi dirigenti. Il segnale di questo rilancio c’è, a cominciare dal lato economico. A causa dei ricatti subiti e delle vicende giudiziarie il gruppo registrava un ebitda negativo, al -3%. Ora, con un ebitda che arriverà al 12-13%, crescerà del 15% in un anno. E non intendiamo fermarci qui. Per Ini la soddisfazione dei pazienti resta l’elemento centrale e intendiamo proseguire lavorando sulla ricerca tecnologica, su un’assistenza e una qualità di cura sempre maggiore, valorizzando le competenze dei professionisti che lavorano con noi”.
L’articolo Radici forti, consolidate e tanta voglia di futuro. Come il gruppo Ini è diventato un punto di riferimento della sanità privata è tratto da Forbes Italia.