Articolo tratto dal numero di novembre 2024 di Forbes Italia. Abbonati!
Come da qualche stagione a questa parte, anche quest’anno, nei mesi che hanno preceduto l’estate, l’eco mediatico attorno al problema della carenza di lavoratori nella ristorazione ha avuto una grossa risonanza. Inchieste, titoli di giornale, interviste ai protagonisti del settore: un coro di voci su una questione molto sentita.
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Come nasce Restworld
Il problema, però, non è così recente come pensiamo. “La situazione è esplosa con la pandemia, ma l’origine va ricercata in oltre 30 anni di malagestione nella ricerca e gestione delle risorse umane da parte del mondo della ristorazione”, dicono Lorenzo D’Angelo, Davide Lombardi ed Edoardo Conte.
I tre, proprio nel 2019, avevano intuito i primi campanelli d’allarme e avevano unito le forze, mixando competenze di informatica e psicologia, classiche delle funzioni di risorse umane, per dare vita a Restworld, piattaforma di ricerca del personale focalizzata sul settore horeca.
Favorire il matching tra domanda e offerta
“Vogliamo favorire il matching tra domanda e offerta”, spiegano. “In mezzo ci siamo noi, sempre come persone. Perché non è una cosa automatica, non è che la macchina faccia il lavoro: la nostra tecnologia è a supporto delle persone del team che poi aiutano i clienti, i titolari di attività, a trovare le migliori persone con cui collaborare. Dall’altra parte mettiamo i lavoratori in condizione di trovare posti di lavoro alle giuste condizioni”.
Per questo hanno sviluppato tre piattaforme: una interna gestionale, una per gli imprenditori e una per i lavoratori del settore. Negli ultimi due anni sono state circa duemila le assunzioni che Restworld ha garantito.
Il target dei ristoranti è composto perlopiù da attività leggermente più grandi della piccola impresa, con una forza lavoro che si attesta attorno alle dieci persone. “Il nostro valore aggiunto è la capacità di filtrare solo offerte di lavoro serie, con le giuste condizioni di stipendio, turni di riposo e opportunità di crescita”, dicono. “Allo stesso tempo, con micro consulenze aiutiamo i titolari a strutturare offerte di lavoro più attraenti”.
I problemi del settore horeca
Di recente Restworld ha lanciato un sondaggio tra gli iscritti alla piattaforma chiedendo quali fossero i requisiti per loro più importanti per cambiare posto di lavoro. La prima posizione era occupata dalle prospettive di crescita, seguita da equilibrio casa-lavoro e stipendio.
Dati che sembrano contrastare con tante notizie uscite negli ultimi tempi: “Il problema stipendi nel settore è reale, ma sono le poche opportunità di crescita a rappresentare l’ostacolo più grande. Come in tutti i comparti, le persone chiedono possibilità di crescita, che ancora la ristorazione fa fatica a dare. ‘Entro come cameriere, cosa farò domani?’, si chiedono”. Domanda a cui i titolari di attività dovranno rispondere per fare in modo di non perdere le professionalità.
Il settore è già poco attraente per i più giovani, come confermano i dati di iscrizione alle scuole alberghiere: prima del Covid gli iscritti erano 65mila, oggi sono 33mila.
“Un altro campanello d’allarme da tenere in considerazione sul fronte delle risorse umane. Oltre al problema del personale, i ristoratori devono affrontare sempre più sfide. Devono essere imprenditori: pensare al business plan, al piano di sviluppo, al marketing, al digitale. Per fortuna stanno emergendo tante startup capaci di fornire questi servizi. Noi al momento vogliamo concentrare tutte le nostre forze sulla piattaforma di selezione”.
L’articolo Questa startup fondata da 3 under 30 vuole risolvere il problema della carenza di lavoratori nella ristorazione è tratto da Forbes Italia.