Gli studi legali d’affari somigliano sempre più a vere imprese, con tanto di struttura manageriale e sistemi di governance per gestire le varie funzioni ed evitare ridondanze. Ne abbiamo parlato con Angela Maria Cossellu, direttrice generale del più grande studio italiano, BonelliErede.
Si parla sempre più di managerializzazione degli studi legali. Come legge questa trasformazione?
Non è più sufficiente offrire un servizio legale eccellente. Oggi si richiedono efficienza, rapidità, trasparenza nei costi, capacità di lavorare in team multidisciplinari e di accompagnare i clienti anche nei processi di internazionalizzazione. Senza modelli più strutturati, sarebbe impossibile reggere la pressione del mercato globale. BonelliErede è stato probabilmente il primo, tra gli studi legali in Italia, a intuire questa esigenza, dotandosi di una macchina operativa qualificata, specializzata e integrata con i professionisti. Attualmente possiamo contare su una infrastruttura gestionale integrata tra le più strutturate nel settore legale italiano.
Quale ruolo pensa possa avere un’infrastruttura gestionale per lo sviluppo di uno studio legale?
Un’infrastruttura gestionale integrata con i professionisti ha un ruolo fondamentale per la crescita perché porta in dote competenze complementari e specializzate. La figura dell’avvocato ‘generalista’ sta lasciando progressivamente spazio a team verticali, organizzati per industry e aree di specializzazione, che richiedono un supporto operativo solido. È proprio questa infrastruttura gestionale che consente di accompagnare l’attività dei professionisti, facilitando un’offerta sempre più mirata e multidisciplinare. I nostri focus team ne sono un esempio concreto: squadre composte da avvocati e figure gestionali che, operando in sinergia, offrono assistenza a tutto tondo e una profonda conoscenza del settore di riferimento delle imprese. Inoltre, la tecnologia diventerà sempre più parte integrante del lavoro: l’IA si sta evolvendo a una velocità straordinaria, ed è indispensabile disporre di figure specializzate che sperimentino soluzioni mirate. La centralità delle persone resta determinante: attrarre e trattenere i migliori talenti è una leva strategica tanto quanto la competenza tecnica. Ciò significa investire con convinzione in team capaci di guidare la crescita organizzativa, formazione continua, modelli di carriera più flessibili e culture inclusive.
Quali scelte organizzative ha compiuto BonelliErede per allinearsi alle best practice aziendali?
Il ruolo della direzione generale si è evoluto nel tempo fino a diventare il perno di una struttura che oggi gestisce oltre 200 persone, distribuite in funzioni come finance, risorse umane, marketing e comunicazione, compliance, Ict e digital innovation: tutte aree tipiche del mondo aziendale. Questa squadra si è recentemente arricchita con l’ingresso di nuove figure, come il project manager, e nuove funzioni, tra cui il procurement. Nell’ultimo anno sono entrati una nuova direttrice marketing e un nuovo direttore Ict, entrambi provenienti dal mondo corporate, portando competenze e visioni che arricchiscono ulteriormente la nostra organizzazione. Sul piano della gestione delle persone, è stato introdotto un sistema di valutazione delle performance che integra parametri qualitativi e quantitativi, rafforzati da percorsi formativi e programmi di secondment presso aziende e studi internazionali. Sul fronte dell’innovazione, con beLab, il nostro alternative legal service provider, sperimentiamo soluzioni tecnologiche avanzate: dall’introduzione dell’IA a un innovation hub che funge da incubatore di idee e laboratorio interno di r&d, un unicum in Italia.
Lei arriva da esperienze molto variegate tra telecomunicazioni, assicurazioni, immobiliare e settore pubblico. Quanto conta questo approccio ibrido in una realtà come la vostra?
In BonelliErede porto un approccio maturato in contesti corporate e in organizzazioni complesse, che si rivela particolarmente adatto a una realtà come la nostra – il primo studio legale in Italia – con oltre 800 persone in otto sedi nell’area Emea. Una struttura che richiede processi evoluti e strumenti qualificati. Le esperienze maturate in ambiti diversi mi permettono di introdurre metodologie nuove e rendere l’organizzazione sempre più fluida ed efficiente, contribuendo a sostenerne la crescita in modo condiviso, sostenibile ma sempre coerente con la sua identità.
Guardando in prospettiva, cosa servirà agli studi legali che vogliono restare competitivi?
Credo che saranno tre i fattori essenziali: persone, tecnologia e organizzazione. Le persone restano il cuore e il nostro compito è creare le condizioni affinché possano esprimere al meglio talento e potenzialità. La tecnologia sarà sempre più un alleato strategico: penso all’IA, che contribuirà a rendere il lavoro di tutti noi sempre più rapido ed efficace, e alla digitalizzazione dei processi e dei sistemi. Infine, l’organizzazione: processi efficienti e funzioni manageriali solide saranno sempre più determinanti per affrontare con successo la crescente complessità dei mercati globali.
Come immagina lo studio del futuro?
Come una realtà sempre più articolata e internazionale, capace di attivare team multidisciplinari composti da avvocati, commercialisti, economisti, ingegneri e altri professionisti, in grado di collaborare su progetti complessi che coinvolgono diverse geografie. Il digitale sarà uno strumento quotidiano, ma l’elemento umano resterà centrale: la capacità di ascoltare, comprendere e interpretare le esigenze dei clienti sarà determinate per costruire relazioni solide e offrire soluzioni efficaci. E, soprattutto, per anticiparle.
LEGGI ANCHE: Trasversalità, soft skill e strategia: così il legale d’impresa si trasforma in un facilitatore di business
L’articolo Perché gli studi legali sempre più simili alle imprese è tratto da Forbes Italia.