OpenAI ha siglato un accordo con Oracle impegnandosi ad acquistare potenza di calcolo per un valore di circa 300 miliardi di dollari nell’arco di cinque anni. Si tratta di uno dei più grandi contratti cloud mai firmati, destinato a cambiare non solo gli equilibri tra i fornitori di infrastrutture digitali, ma anche la scala degli investimenti necessari per sostenere la corsa globale all’intelligenza artificiale. La notizia, riportata dal Wall Street Journal, segna un punto di svolta per la società guidata da Sam Altman, che fino a oggi aveva fatto affidamento quasi esclusivamente su Microsoft Azure per alimentare i propri modelli di AI.
L’intesa con Oracle si inserisce nel progetto Stargate, un’iniziativa congiunta che coinvolge anche SoftBank e altri partner finanziari e industriali, pensata per costruire data center di nuova generazione in grado di gestire carichi di lavoro senza precedenti. I calcoli preliminari parlano di un fabbisogno di circa 4,5 gigawatt di capacità energetica: per dare un’idea della scala, è paragonabile alla potenza assorbita da diverse centinaia di grandi acciaierie o stabilimenti automobilistici in funzione allo stesso tempo. Un impegno titanico, che solleva interrogativi non soltanto economici, ma anche ambientali.
Il progetto Stargate
Del progetto Stargate non erano stati resi noti i dettagli, ma l’iniziativa si inserisce in un piano globale che prevede la realizzazione di infrastrutture di calcolo in diverse aree del mondo, con un investimento complessivo stimato in 300 miliardi di dollari entro la fine del 2025. Al progetto partecipano colossi come Amazon, Google, Meta e Microsoft, tutti impegnati a soddisfare la domanda crescente di potenza computazionale per lo sviluppo e l’applicazione dei sistemi di IA.
Già lo scorso gennaio OpenAI, Oracle e il conglomerato giapponese SoftBank avevano presentato un piano da almeno 100 miliardi di dollari per infrastrutture di calcolo negli Stati Uniti, con la prospettiva di estendere l’impegno fino a 500 miliardi di dollari. Con la nuova intesa, OpenAI ha di fatto già coperto oltre metà di quell’obiettivo. Parallelamente, la società sta lavorando anche a un mega-complesso di calcolo negli Emirati Arabi Uniti. Il centro nascerà dalla collaborazione con Oracle, SoftBank, la società emiratina G42 e altri partner strategici.
La scommessa da 300 miliardi che ridisegna il mercato dell’IA e del cloud
OpenAI, che nel 2025 dovrebbe registrare ricavi nell’ordine dei 12-13 miliardi di dollari, non è ancora redditizia e secondo le stime non lo sarà prima del 2029. Affrontare una spesa potenziale da 300 miliardi significa quindi scommettere su una crescita accelerata e sostenuta, capace di moltiplicare i ricavi in pochi anni. Se la scommessa riuscirà, OpenAI potrà consolidare la propria posizione di leader nel mercato dell’IA e ridurre la dipendenza da un singolo partner infrastrutturale; in caso contrario, il rischio è di trovarsi vincolata a un impegno finanziario difficilmente gestibile.
Per Oracle, invece, l’accordo rappresenta un colpo strategico. L’azienda fondata da Larry Ellison vede in questa intesa l’occasione di posizionarsi come fornitore di riferimento per i carichi di lavoro AI più complessi. Non a caso, negli ultimi trimestri i “future contract” del business cloud di Oracle hanno registrato un forte incremento, segnale di una pipeline in crescita alimentata proprio da partnership di questa scala.
Quel che è certo è che l’accordo da 300 miliardi sia tra i più grandi nella storia del cloud e dell’IA, spostando l’asticella delle ambizioni e degli investimenti a livelli mai visti. L’intelligenza artificiale non è più solo questione di modelli e algoritmi, ma di infrastrutture gigantesche, capitali imponenti e strategie globali. In questa nuova corsa all’oro, la capacità di calcolo è diventata la risorsa più preziosa: chi saprà garantirla e gestirla al meglio, avrà in mano le chiavi del futuro.
L’articolo OpenAI-Oracle, accordo da 300 miliardi di dollari in cinque anni per la potenza di calcolo è tratto da Forbes Italia.