Il mondo degli spirits italiani vive una fase di intensa trasformazione. Dopo anni di stagnazione e frammentazione, si assiste a un’accelerazione nei processi di aggregazione, con realtà storiche e di grande valore culturale che vengono rilevate da gruppi indipendenti, spesso ancora a conduzione familiare. L’ultima notizia in ordine cronologico è quella dell’acquisizione della friulana Domenis 1898 da parte della Distilleria Nardini, la più antica d’Italia, fondata a Bassano del Grappa nel 1779.
L’operazione arriva a poche settimane di distanza da un’altra acquisizione di grande rilievo: quella dello storico marchio Cinzano da parte del Gruppo Caffo 1915. Due patrimoni produttivi profondamente radicati nel territorio, che trovano oggi nuova forza in gruppi capaci di pensare in grande senza sacrificare identità e qualità.
Questi movimenti segnalano un cambio di passo importante: non si tratta di salvare marchi in difficoltà, ma di costruire poli nazionali del distillato. L’acquisizione di Domenis 1898 da parte di Nardini si iscrive in questo quadro: due eccellenze che si uniscono non per cambiare pelle, ma per rafforzarsi a vicenda e presidiare meglio i segmenti più qualitativi del mercato italiano e internazionale.
L’operazione Nardini-Domenis 1898
A muovere Nardini non è stata una logica finanziaria, ma una visione industriale di lungo periodo. Come si legge nel comunicato dell’azienda, l’acquisizione di Domenis 1898 rappresenta “una concreta occasione per rafforzare il posizionamento del gruppo nel mercato premium e valorizzare ulteriormente la cultura della grappa di eccellenza”. La visione è chiara: crescere strutturalmente, non solo attraverso lo sviluppo organico, ma integrando marchi affini per storia, valori e mercato di riferimento.
Domenis porta in dote un patrimonio di know-how e reputazione. Il suo prodotto simbolo, la Storica Nera, è uno degli esempi più conosciuti di grappa di qualità. A questo si aggiunge una competenza nel canale on trade e una distribuzione ben radicata, che Nardini potrà integrare con la propria forza commerciale.
Uno dei punti più significativi dell’operazione riguarda la tutela dell’identità territoriale: la produzione resterà a Cividale del Friuli, utilizzando esclusivamente vinaccia friulana e impianti a caldaiette, secondo la tradizione Domenis. Nardini si impegna inoltre a investire nello stabilimento friulano per migliorarne l’efficienza e la sostenibilità, senza snaturare le tecniche e la filosofia produttiva.
L’integrazione tra i due brand permetterà anche importanti sinergie logistiche, distributive e organizzative, ma sempre all’interno di un modello che privilegia la continuità e la valorizzazione dell’artigianalità. Come ha dichiarato Michele Viscidi, amministratore delegato di Nardini: “Domenis ha rappresentato fin da subito un’opportunità unica, per il valore del brand, la qualità dei prodotti e la coerenza con la nostra visione strategica”.
Come cambia l’Italia degli spirits
L’operazione Nardini-Domenis, come quella recente tra Caffo e Cinzano, segna un cambio di paradigma. L’Italia degli spirits, da sempre popolata da piccole e medie realtà autonome, spesso a conduzione familiare e concentrate sul mercato interno, sta evolvendo verso una logica di gruppi solidi e competitivi, capaci di giocare su scala internazionale.
Esempi vengono anche da altri segmenti del settore. Il gruppo Lucano 1894 ha recentemente acquisito Mancino Vermouth, marchio giovane e molto apprezzato nella mixology internazionale, nato da un progetto di Giancarlo Mancino. L’operazione ha permesso a Lucano di arricchire il proprio portafoglio con un prodotto capace di parlare al pubblico globale e di presidiare un mercato in crescita come quello dei vermouth artigianali. Non solo: il brand ha aperto le porte di molti mercati esteri per l’amaro della Basilicata, soprattutto nel segmento dei cocktail bar.
Anche Illva Saronno Holding, proprietaria di Disaronno, si è mossa in questa direzione acquisendo il gin Engine. Le due operazioni rispondono alla stessa logica: completare un portafoglio prodotti con referenze capaci di intercettare nuovi trend e nuovi consumatori, specie nel mondo della mixology e dell’hospitality.
Nuovi brand e marchi storici
Ma è importante chiarire una distinzione fondamentale: sia Engine che Mancino Vermouth sono marchi giovani, nati come startup e prodotti spesso conto terzi. La loro forza risiede nel branding, nella comunicazione, nella capacità di interpretare il gusto contemporaneo. Domenis e Cinzano, al contrario, non sono solo nomi storici: sono impianti industriali, maestranze, territori. Acquisire queste aziende significa ereditare e rilanciare un patrimonio produttivo, non solo un’etichetta.
In ogni caso, il segnale complessivo è chiaro: l’Italia non è più solo un paese da acquisire, come accaduto in passato a colossi come Martini & Rossi o a eccellenze emergenti come Italicus, entrambe oggi parte di gruppi internazionali con sede all’estero. Sta nascendo una nuova generazione di gruppi italiani indipendenti, spesso ancora familiari, che hanno la forza, la visione e le risorse per competere alla pari con i grandi attori francesi, inglesi o americani.
Si tratta di una trasformazione che riguarda non solo l’economia, ma anche la cultura produttiva. L’unione tra Nardini e Domenis, in questo senso, non è soltanto un’operazione industriale: è un messaggio. Un messaggio che dice che si può crescere senza perdere l’anima. Che si può restare radicati e, allo stesso tempo, guardare lontano.
L’articolo Nuova fusione negli spirits italiani: Nardini acquisisce Domenis 1898 è tratto da Forbes Italia.