18 Luglio 2025

L’Intelligenza artificiale sta già sostitutendo i lavori nel tech

Ad aprile, tra un incontro e l’altro, Micha Kaufman, ceo della piattaforma di freelance Fiverr, ha inviato un promemoria ai suoi 1.200 dipendenti, senza giri di parole: “L’AI sta arrivando per i vostri lavori. A dirla tutta, sta arrivando anche per il mio. È una sveglia”. Nel messaggio, Kaufman ha spiegato la sua visione sull’AI: avrebbe aumentato le capacità di tutti. I compiti facili sarebbero diventati banali. Quelli difficili, semplici. E quelli impossibili, solo difficili. Poiché gli strumenti AI sono gratuiti, nessuno avrebbe avuto vantaggi. Chi non si adatta, però, è “condannato”.

“Sento le conversazioni in ufficio. Sento sviluppatori chiedersi: ‘Ragazzi, tra due anni avremo ancora un lavoro?’” racconta Kaufman a Forbes. “Volevo validare quel timore. Non se lo stanno inventando.”

Il calo del tasso di occupazione

Secondo Ruyu Chen, ricercatrice post-doc al Digital Economy Lab dello Stanford Institute for Human-Centered AI, giovani programmatori inesperti stanno già subendo un calo del tasso di occupazione: il numero di sviluppatori entry-level (18-25 anni) impiegati è lievemente calato dal 2022, dopo il lancio di ChatGPT. Non è solo una questione di esperienza: chi è nella media farà sempre più fatica a trovare lavoro. Nell’era dell’AI, solo i talenti eccellenti avranno un vantaggio. “Stiamo passando da assunzioni di massa ad assunzioni mirate”, dice Chen.

Chen e il suo team hanno analizzato i dati retributivi su larga scala forniti da ADP per misurare l’impatto dell’AI generativa sul lavoro. Il calo per gli entry-level è piccolo, ma significativo in un settore come l’ingegneria software, che per oltre 25 anni ha rappresentato ricchezza e stipendi altissimi. Ora, però, dopo anni di promesse su un’AI che affianca e non sostituisce, molti ceo tech stanno cambiando tono.

Cosa pensano i ceo

Il ceo di Anthropic, Dario Amodei, ha dichiarato che l’AI potrebbe eliminare la metà dei lavori white collar entry-level nei prossimi cinque anni, facendo salire la disoccupazione fino al 20%. Andy Jassy, ceo di Amazon, ha affermato che l’AI “ridurrà la forza lavoro corporate complessiva”. Tobi Lutke, ceo di Shopify, ha scritto che il budget per nuove assunzioni sarebbe riservato solo a ruoli non automatizzabili.

Intanto, diverse aziende hanno già avviato licenziamenti esplicitamente legati all’AI.

Ibm ha licenziato a maggio centinaia di dipendenti hr, sostituendoli con sistemi AI (8mila i tagli totali). Il ceo di Duolingo, Luis von Ahn, ha detto che l’azienda smetterà di usare freelance per lavori che può gestire con l’AI. Il ceo di Klarna, Sebastian Siemiatkowski, ha riferito che la società ha ridotto il personale del 40%, anche grazie all’adozione dell’AI.

Microsoft ha licenziato 9mila persone, il 4% della forza lavoro. Non ha indicato l’AI come causa, ma ha aumentato gli investimenti in AI e dichiarato risparmi miliardari, come oltre 500 milioni risparmiati automatizzando i call center. Inoltre, il 30% del codice Microsoft oggi è scritto da AI, ha dichiarato il ceo Satya Nadella. “È quello che succede quando un’azienda rivede le priorità”, ha detto un dipendente licenziato a Forbes.

Microsoft ha rilasciato solo una dichiarazione generica: “Continuiamo ad attuare cambiamenti organizzativi per posizionarci al meglio in un mercato dinamico.”

L’AI non è l’unica responsabile de tagli

Naturalmente, non è sempre semplice capire se i tagli siano causati davvero dall’AI. L’ambiente economico generale — incluse le incertezze legate alle politiche tariffarie del presidente Trump — ha un peso. Inoltre, molte aziende avevano assunto troppo durante la pandemia e ora stanno ridimensionando. Un report della società di consulenza Challenger, Gray & Christmas sottolinea che l’AI potrebbe essere più un capro espiatorio che la causa reale: su oltre 286mila licenziamenti annunciati nel 2025, solo 20mila sono stati legati all’automazione, e appena 75 attribuiti esplicitamente all’intelligenza artificiale.

Chen aggiunge che misurare l’impatto reale della produttività è difficile, perché anche se i tool AI non sono distribuiti ufficialmente, molti impiegati li usano comunque in forma non autorizzata. C’è però un altro lato della medaglia: l’AI sta creando più domanda di ingegneri in settori non-tech, come finanza, sanità e manifattura, dove queste tecnologie stanno entrando ora per la prima volta.

Automatizzare, però, non sempre funziona. Klarna, che aveva detto che la sua AI sostituiva 700 operatori di customer service, un anno dopo ha annunciato un piano di assunzioni per nuovi operatori umani. “In un mondo dove tutto è automatizzato, le persone danno sempre più valore all’esperienza umana”, ha dichiarato Clare Nordstrom, portavoce di Klarna.

Questo dimostra quanto sia ancora aperta la domanda: quali compiti sono davvero adatti all’AI e quali no? Per sottolineare il ruolo dell’automazione, lo stesso ceo Siemiatkowski ha sostituito sé stesso con un deepfake AI durante la presentazione degli utili trimestrali.

Kaufman, invece, vede un lato positivo: le persone vogliono imparare. Fiverr non ha ancora licenziato né bloccato assunzioni a causa dell’AI, ma ha avviato sessioni di confronto per parlare dei cambiamenti. “Avevo prenotato una sala per 50 persone. Si sono presentati in 250. Allora ho detto: ‘Ok, cominciamo’”. Ha detto ai dipendenti che dovevano essere proattivi nell’apprendere nuove tecniche di intelligenza artificiale, e non aspettare che gli venissero insegnate. “Aiuterò chiunque sia motivato ad aiutare se stesso”.

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L’articolo L’Intelligenza artificiale sta già sostitutendo i lavori nel tech è tratto da Forbes Italia.