9 Maggio 2025

Le aziende che creano più valore nel 2025: dominano Asia e intelligenza artificiale, l’Europa arranca

In un’epoca di transizione, in cui le aziende devono affrontare instabilità geopolitica, nuove barriere commerciali, rialzi dei tassi e accelerazioni tecnologiche, la creazione di valore non è più solo questione di conti. È una sfida strategica a tutto campo. La nuova edizione del Value Creators Report 2025 di Boston Consulting Group offre una chiave di lettura profonda sul tema, analizzando il rendimento totale per gli azionisti (Total Shareholder Return, Tsr) di 2.345 aziende globali in 35 settori tra il 2020 e il 2024. Ma più che una classifica finanziaria, il report è una mappa per orientarsi tra rischi e opportunità in un mondo che cambia.

La classifica delle aziende che creano più valore a livello mondiale

Nella classifica interattiva di Bcg con le aziende che si posizionano tra le Top 50 large-cap value creators nel periodo 2020-24, al primo posto si conferma Nvidia, con un rendimento medio annuo (Tsr) dell’87% e una capitalizzazione di mercato di oltre 3.280 miliardi di dollari. L’azienda ha cavalcato in modo eccezionale la crescente domanda di potenza computazionale legata all’intelligenza artificiale. Tesla si posiziona al secondo posto, con un Tsr del 70,6%, seguita da Arista Networks (54%), Broadcom (53,2%) e Byd, primo gruppo cinese in classifica, con un Tsr del 49,1%.

Completano la top ten nomi di rilievo nei settori del software, farmaceutico e finanziario come CrowdStrike, Eli Lilly, Kkr, Palo Alto Networks e Hitachi, a dimostrazione della varietà settoriale che caratterizza i migliori generatori di valore. I dati aggiornati al primo trimestre del 2025 mostrano tuttavia un’inversione di tendenza per molti di questi titoli: Tesla (-35,8%), Arista Networks (-29,9%) e Broadcom (-27,6%) hanno subito forti correzioni di mercato, in un contesto macroeconomico segnato da rallentamenti globali, tensioni geopolitiche e instabilità finanziaria. Nonostante ciò, 38 delle 50 aziende large cap presenti nella classifica quinquennale sarebbero rimaste al vertice anche considerando le performance fino a marzo 2025, segno di una robustezza strutturale che va oltre la volatilità congiunturale.

L’Asia domina la classifica, Europa sotto pressione

È l’Asia-Pacifico il vero vincitore dell’edizione 2025: l’area conquista 68 delle prime 100 posizioni mondiali delle aziende che creano più valore – in netto aumento rispetto all’anno scorso – nonostante rappresenti solo il 40% del campione analizzato. Protagonista assoluta è l’India, con 29 aziende tra le prime cento e 72 posizionamenti nelle top ten settoriali. Le società statunitensi occupano 28 posizioni nella top 100, in calo rispetto alle 38 dello scorso anno, pur rappresentando il 38% del database. Per l’Europa, invece, è tempo di riflessione. Il continente piazza appena tre aziende nella top 100, in calo rispetto alle nove del 2024 (con quasi un quinto della base analizzata da Bcg). In 19 dei 35 settori considerati, non figura nessuna società europea tra le prime dieci. Le uniche luci si accendono in comparti dove l’Europa ha radici storiche profonde: farmaceutica (con quattro aziende nella top ten), banche, media e pubblicità, e ovviamente moda e lusso. Ma si tratta più di eccezioni che di una strategia continentale coesa. Per colmare il divario che si allarga, l’Europa dovrà rilanciare innovazione, scala e capacità competitiva in modo deciso.

L’Italia non figura tra i top 100 value creator globali: tuttavia, resistono alcune eccellenze nazionali nei ranking settoriali. Il fashion&luxury, punta di diamante del Made in Italy, resta un comparto forte sia in termini di Tsr che di vitalità. Manca però la scala: poche aziende italiane riescono a competere per capitalizzazione, ambizione e internazionalizzazione con i grandi player globali. E questo limita la nostra visibilità nei contesti più avanzati.

I settori che sorprendono: ritorno dell’industria, frenata della salute

Se la tecnologia resta un motore essenziale della creazione di valore, lo scenario settoriale si fa più articolato. L’hardware tecnologico accelera, spinto dalla diffusione dell’intelligenza artificiale, mentre software e componenti elettronici mostrano un rallentamento rispetto al periodo precedente. Contemporaneamente, settori tradizionali come auto, oil&gas, metallurgia, costruzioni e difesa registrano un miglioramento nel Tsr. Gli investitori sembrano essere attratti da storie di equità più solide in settori precedentemente sottovalutati. Al contrario, la sanità – in particolare la farmaceutica – mostra una decelerazione significativa. Il comparto farmaceutico, che durante la pandemia era al secondo posto per Tsr, ora scivola alla 29esima posizione su 35 settori analizzati.

Mercati euforici o sopravvalutati? Il dilemma degli investitori

Bcg sottolinea che, nonostante il recente calo dei mercati, le aspettative degli investitori restano elevate. Il cosiddetto expectation premium – la differenza tra il valore di mercato delle aziende e il loro valore fondamentale – ha raggiunto i livelli più alti dal 1926, superando anche il picco della bolla del 2000. Anche dopo l’aggiornamento di aprile 2025, il premium resta su valori storicamente elevati: secondo il sondaggio condotto da Bcg, il 62% degli investitori considera attualmente sopravvalutato il mercato azionario, ma continua a scommettere su storie di crescita convincenti.

Bcg propone una nuova lente per leggere la capacità futura di generare valore: la ‘vitalità aziendale’. È un indice composito che misura non solo le performance attuali, ma anche la prontezza strategica, l’orientamento all’innovazione, la qualità del capitale umano e la cultura organizzativa. Il calcolo si basa su oltre 10 milioni di dati provenienti da fonti finanziarie e non, e prende in considerazione più di 20 indicatori legati a strategia, tecnologia, persone e cultura. La metrica è applicabile sia a società pubbliche che private. Le imprese con alta vitalità crescono più rapidamente e generano Tsr superiori. L’analisi ha rivelato forti differenze tra i settori, con punteggi medi più alti in tecnologia e sanità, ma anche in moda, automotive, media e infrastrutture finanziarie. Il dato più interessante è che le differenze decisive non si trovano tanto tra settori, quanto tra singole aziende dello stesso comparto. È la vitalità relativa – la capacità di distinguersi dai propri concorrenti diretti – a determinare chi avrà successo domani. In un contesto fluido, basta un’intuizione vincente e un’azione rapida per cambiare le regole del gioco.

L’articolo Le aziende che creano più valore nel 2025: dominano Asia e intelligenza artificiale, l’Europa arranca è tratto da Forbes Italia.