30 Maggio 2025

L’autrice di Harry Potter J.K. Rowling è (di nuovo) miliardaria

I libri di Harry Potter l’hanno trasformata da madre single che viveva con i sussidi statali a scrittrice con un patrimonio a dieci zeri—ma le sue imponenti attività filantropiche l’avevano fatta uscire dalla classifica dei miliardari. Ora, grazie a nuovi libri, film, una pièce teatrale e diversi parchi a tema ambientati nel Potterverse—e nonostante una presenza sui social molto divisiva—è magicamente tornata nel club dei miliardari.

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Le Arti Oscure della cancel culture non sono state all’altezza della magia di J.K. Rowling. Se c’è stato un prezzo da pagare per essersi posta al centro del dibattito sui diritti delle persone transgender, non lo si direbbe guardando il suo combattivo profilo su X (ex Twitter). Lì, Rowling pubblica più volte al giorno in sostegno del “fondamentalismo di genere” ai suoi oltre 14 milioni di follower, scambiandosi spesso frecciatine con altri utenti—persino incrinando il rapporto con i protagonisti di Harry Potter, Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint—mentre brinda ai suoi successi personali.

“Adoro quando un piano riesce alla perfezione”, ha scritto a metà aprile, citando Hannibal Smith dell’A-Team, dopo che la Corte Suprema del Regno Unito ha stabilito che la definizione legale di “donna” si basa sul sesso biologico. La foto allegata la mostrava con un cocktail in mano e un sigaro, a bordo del suo superyacht da 150 milioni di dollari.

L’impero economico di J.K. Rowling

Tralasciando la guerra culturale, l’impero economico della Rowling, oggi 59enne, non è mai stato così vasto. Nei quattro anni da quando ha iniziato a esprimersi pubblicamente sui diritti transgender, nel 2020, Forbes stima che abbia guadagnato oltre 80 milioni di dollari all’anno dalle vendite dei suoi libri e dalle innumerevoli estensioni del marchio Potterverse: film, serie TV, parchi a tema, videogiochi, teatro e merchandising. Anche considerando le elevate tasse britanniche e le sue generose donazioni, ha comodamente riconquistato un posto tra i miliardari, con un patrimonio stimato di 1,2 miliardi di dollari.

Rowling era già apparsa regolarmente nella lista dei miliardari di Forbes dal 2004 al 2011—nel pieno della “Pottermania”—fino a quando, nel 2012, nuove indagini rivelarono donazioni filantropiche per 160 milioni di dollari. Negli anni successivi ha ricostruito la sua fortuna grazie a flussi di reddito multimilionari in ogni forma mediatica possibile.

E la sua ascesa non sembra destinata a rallentare, con una nuova serie HBO Max tratta dai libri di Harry Potter che entrerà in produzione quest’estate e che dovrebbe andare in onda per dieci anni a partire dalla fine del 2026, conquistando una nuova generazione di fan. Forbes stima che Rowling potrebbe guadagnare circa 20 milioni di dollari all’anno per la sua partecipazione alla nuova serie—parte di un ampio accordo con Warner Bros.—e, secondo il ceo di HBO Max Casey Bloys, “è stata molto, molto coinvolta nella selezione dello sceneggiatore e del regista”.

È plausibile che abbia avuto lo stesso peso anche nel casting dei nuovi Harry, Hermione e Ron preadolescenti, annunciati lunedì. Quando, ad aprile, è stato chiesto a Bloys cosa pensasse delle opinioni politiche di Rowling nel podcast The Town di Matt Belloni, ha risposto: “Ha diritto alle sue opinioni. E se qualcuno vuole discuterne con lei, può farlo su Twitter”.

L’ascesa del marchio Harry Potter

Nei quasi trent’anni da quando Harry Potter e la Pietra Filosofale è uscito nel 1997, Rowling ha saputo espandere con astuzia l’universo del maghetto, costruendo un franchise destinato a durare quanto quelli dei britannici Sherlock Holmes e James Bond. Secondo Habo Studio, una società di consulenza che classifica i brand di proprietà intellettuale più forti negli Stati Uniti tramite sondaggi a migliaia di consumatori, Harry Potter è il sesto marchio più forte di tutto l’intrattenimento, e il primo tra i millennial.

Warner Bros. intuì subito il potenziale della proprietà intellettuale di Rowling, acquistando i diritti cinematografici prima ancora che uscisse il primo libro, quando l’autrice era ancora una madre single che viveva con i sussidi—”povera quanto si possa essere nella Gran Bretagna moderna senza essere senzatetto”, ha raccontato di recente al Times di Londra.

Quando il primo film arrivò al cinema nel 2001, Rowling aveva già pubblicato quattro libri e venduto oltre 100 milioni di copie, passando dai sussidi statali alla fama e alla ricchezza. Solo due anni dopo, l’allora agente Chris Little dichiarò a Forbes che la saga aveva già venduto 250 milioni di copie, costruendo le basi della sua fortuna.

La saga cinematografica incassò poi quasi 7,7 miliardi di dollari al botteghino globale, diventando nel 2011 il franchise più redditizio nella storia del cinema. Entro allora, il contratto con Warner Bros. era stato rinegoziato più volte per includere clausole importanti: partecipazione agli utili, credito come produttrice esecutiva negli ultimi due film e, cosa fondamentale, il controllo sui “sequel non scritti dall’autrice”, che impediva di creare nuovo materiale di Harry Potter senza l’approvazione di Rowling.

La questione dei diritti

Se c’è una cosa che Rowling ha difeso con più determinazione delle sue idee politiche, sono i diritti sui suoi personaggi più famosi.

Quella clausola contrattuale le ha permesso di ottenere il controllo della sceneggiatura per lo spin-off Animali Fantastici e Dove Trovarli nel 2016 e per i due sequel. Il terzo capitolo, uscito nel 2022, fu il primo a dover affrontare una dura reazione pubblica (comprese chiamate al boicottaggio) per le sue posizioni contro i diritti transgender. Animali Fantastici: I Segreti di Silente incassò 400 milioni di dollari in tutto il mondo, a fronte di un budget superiore ai 250 milioni, ed è considerato un grande flop.

Eppure, Rowling era tutt’altro che “cancellata”. A quel punto, i biglietti per la pièce Harry Potter e la Maledizione dell’Erede continuavano a vendere bene a Broadway, nel West End di Londra e in altre cinque città nel mondo—con oltre 1 miliardo di dollari di incassi dal debutto nel 2016, di cui Rowling incassa una quota. HBO Max stava inoltre producendo la quinta stagione di C.B. Strike, l’adattamento dei suoi romanzi gialli per adulti firmati con lo pseudonimo Robert Galbraith. E nel 2023 il videogioco Hogwarts Legacy ha venduto 24 milioni di copie, risultando il gioco più venduto dell’anno, con un incasso di un altro miliardo di dollari.

Grazie a questo slancio, Warner Bros. ha deciso di puntare ancora di più sul mondo magico. Quando il ceo David Zaslav è stato nominato nel 2022, è volato in Scozia per incontrare Rowling e trovare un modo per sviluppare nuovi contenuti ambientati nel Wizarding World. Mentre Rowling deteneva i diritti per prequel e spin-off, Warner Bros. aveva ancora il controllo del materiale tratto dai sette romanzi originali, motivo per cui lo studio ha deciso di produrre un remake della saga. Il progetto ha infine ottenuto il benestare di Rowling nel 2023.

“L’impegno di Max nel preservare l’integrità dei miei libri è importante per me”, ha dichiarato Rowling in un comunicato lo scorso aprile, quando è stata annunciata la serie.

Il redditizio business dei parchi a tema

Nonostante l’ovvia ubiquità del Potterverse, gli analisti ritengono che il controllo ferreo e l’autorialità quasi esclusiva esercitati da Rowling sul mondo di Harry Potter lo abbiano protetto da quell’eccessiva esposizione e diluizione che ha invece colpito altre proprietà intellettuali popolari negli ultimi anni, come i franchise Marvel e Star Wars di Disney.

Ovunque vada il marchio Potter, trova clienti entusiasti. Quando il parco a tema Islands of Adventure della Universal ha inaugurato la sua prima attrazione Wizarding World nel 2010, ha registrato un incremento del 36% nelle presenze e un aumento del 40% nei ricavi. Il rapporto finanziario annuale di Comcast lo ha definito “trasformativo per l’azienda”, e da allora Harry Potter è stato integrato nei parchi di Orlando, Hollywood, Tokyo e Pechino, tutti caratterizzati da un aumento delle visite.

Allo stesso modo, a un’ora a nord di Londra, il tour negli studi Warner Bros. intitolato “The Making of Harry Potter” ha registrato oltre 300 milioni di dollari in ricavi e 120 milioni in utile operativo nel 2023.

“Niente ha mai prodotto un aumento del 36% delle presenze nei parchi, da Disney a Six Flags a chiunque altro”, afferma Dennis Spiegel, fondatore e ceo di International Theme Park Services. “L’accordo di licenza per Harry Potter, a mio avviso, è probabilmente il miglior accordo di licensing mai realizzato nei parchi a tema negli ultimi 40 anni”.

Universal ha ottenuto la licenza della proprietà da Warner Bros., e di conseguenza Rowling riceve una percentuale su ogni acquisto effettuato in quella sezione del parco, da bacchette a sciarpe fino alla burrobirra. Secondo le stime di Forbes, i parchi a tema rappresentano la seconda fonte di reddito più importante per Rowling nell’ultimo decennio.

La fortuna dalle vendite dei libri

Naturalmente, la parte più consistente dell’impero di Rowling resta la vendita dei suoi libri. La serie di Harry Potter ha venduto più di 600 milioni di copie nel mondo, secondo l’editore statunitense Scholastic. Ed è rimasta nella classifica dei bestseller del New York Times per 843 settimane consecutive (e continua). L’edizione in copertina rigida del copione di La Maledizione dell’erede — scritto dal drammaturgo Jack Thorne ma basato su una storia di Rowling, Thorne e il regista John Tiffany — ha venduto oltre quattro milioni di copie nel suo primo anno, nel 2016. Mentre il libro illustrato Natale a Hogwarts è stato il libro natalizio più venduto in assoluto nel 2024. Inoltre, Rowling ha pubblicato cinque romanzi della serie Cormoran Strike sotto lo pseudonimo Galbraith dal 2013.

Rowling non ha mai venduto i diritti digitali dei suoi libri, fondando invece Pottermore Publishing nel 2012: un business decollato durante la pandemia e che ora le frutta diversi milioni di dollari l’anno.

Un portavoce di The Blair Partnership, il team che gestisce gli interessi di Rowling, ha rifiutato di commentare la sua ricchezza. Ma ha inviato a Forbes la seguente dichiarazione: “La passione globale per Harry Potter continua a stimolare crescita e innovazione in tutto il brand, supportata dai nostri incredibili partner — dall’editoria ai parchi a tema, dai prodotti di consumo al teatro, dal gaming alla televisione. Con numerosi nuovi progetti entusiasmanti in sviluppo a livello globale, i fan di ogni generazione possono aspettarsi modi sempre più significativi per vivere la magia delle amate storie di J.K. Rowling. Siamo entusiasti per questo nuovo capitolo del franchise, che include il decimo anniversario di Harry Potter e la maledizione dell’erede gli audiolibri con cast completo di Pottermore e Audible con oltre 100 attori, e ovviamente l’attesissima serie televisiva di HBO Max”.

L’impegno filantropico di Rowling

In base ai suoi guadagni e alle sue molteplici fonti di reddito, il patrimonio netto di Rowling potrebbe essere ben più elevato, se non fosse per il suo impegno filantropico. Forbes stima che abbia donato più di 200 milioni di dollari negli ultimi 20 anni, principalmente a tre cause: Lumos, che ha aiutato oltre 280.000 bambini abbandonati in orfanotrofi in Romania, Haiti, Colombia e Ucraina; Volant, che sostiene le vittime di abusi sessuali e violenza domestica; e la Anne Rowling Regenerative Neurology Clinic, che cura pazienti affetti da patologie neurologiche come la sclerosi multipla, la malattia che ha portato via sua madre quando Rowling aveva solo 25 anni.

È anche sempre stata molto chiara nel voler mantenere la residenza a Edimburgo, in Scozia, e nel pagare l’aliquota fiscale più alta del Paese, pari al 45%. Nel 2010, Rowling scrisse che voleva che i suoi figli fossero “cittadini, con tutto ciò che questo comporta, di un vero Paese, non espatriati senza radici, sospesi nel limbo di qualche paradiso fiscale e circondati solo dai figli di esiliati fiscali altrettanto avidi”. Considerava questa scelta una forma di restituzione per quanto aveva ottenuto nella vita, aggiungendo: “Sono in debito con lo stato sociale britannico” e che per lei è “una forma di patriottismo” contribuire al sistema per gli altri.

Eppure, Rowling non si nasconde quando si tratta della sua ricchezza, soprattutto sui social, dove la usa come una sorta di carta vincente contro chi la attacca per le sue affermazioni contro la comunità trans.

“Come riesci a dormire la notte, sapendo di aver perso un’intera fetta di pubblico che non comprerà più i tuoi libri?”, le scrisse un utente su X nel 2022.

“Leggo gli ultimi assegni di royalties”, rispose Rowling, “e scopro che il dolore passa in fretta”.

L’articolo L’autrice di Harry Potter J.K. Rowling è (di nuovo) miliardaria è tratto da Forbes Italia.