27 Giugno 2025

La seconda vita di Matteo Arpe e il ritorno in Banca Profilo (per venderla)

Articolo tratto dal numero di giugno 2025 di Forbes Italia. Abbonati!

A 60 anni inizia una seconda vita? Normalmente i 60 rappresentano l’inizio della pensione. Chissà se sarà così per Matteo Arpe, nato a Milano il 3 novembre del 1964, tornato il 20 maggio nel consiglio d’amministrazione della quotata Banca Profilo, che controlla attraverso la Arepo Bp, emanazione del fondo di private equity Sator, da lui fondato nel 2007 dopo l’uscita da Capitalia.

La tentata cessione

Banca Profilo è da anni al centro di un irrisolto processo di cessione. Vendita che non si è mai realizzata, pare anche per la complessità legata agli intrecci fra l’istituto e Tinaba, la fintech controllata da Profilo (al 15%) e dallo stesso fondo Sator (all’85%) e che ha sempre presentato bilanci in perdita. I primi tentativi di cessione risalgono al 2020, quando il fondo di Arpe, dopo circa 11 anni, avviò i primi sondaggi per valorizzare la partecipazione. Almeno sei tentativi sono andati in fumo. In un primo momento ci avevano provato Attestor Capital e il banchiere di Finint Enrico Marchi, poi nel 2021 Banor Sim, nel 2022 una cordata di imprenditori capeggiata dai fratelli Di Terlizzi, titolari di L&B Partners e di cui avrebbe fatto parte anche Angelo Moratti, il fondo RiverRock e nel 2023 i francesi di Twenty First Capital. Nell’estate dello scorso anno Arpe aveva aperto una trattativa in esclusiva con Barents Re (riassicuratore con sede a Panama) in cordata con un altro paio di investitori italiani, tra cui Lmdv Capital, il family office di Leonardo Maria Del Vecchio. Ma anche con questi potenziali compratori la trattativa era saltata ad agosto.

Ora Arpe, riabilitato nello scorso inverno dal tribunale di Milano dopo la condanna per il caso Ciappazzi, torna consigliere d’amministrazione della sua banca, dalla quale è però contestualmente uscito in malo modo l’amministratore delegato Fabio Candeli. Che non verrà sostituito, demandando quindi la gestione al board. Ciò lascia pensare che, forse, la vendita di Banca Profilo si possa concretizzare, magari nella forma di quello ‘spezzatino’ di cui si parla, cedendo ad esempio il ramo private banking a Banca Patrimoni Sella.

La storia di Matteo Arpe

Laureatosi in economia aziendale all’Università Luigi Bocconi di Milano, Arpe nel 1987 entrò nel servizio finanziario del gruppo Mediobanca, divenendo nel 1995 coordinatore dell’attività di collocamento di titoli azionari e obbligazionari e delle operazioni di finanza straordinaria, e successivamente, nel 1997, direttore centrale e responsabile del servizio. Tre anni dopo uscì dal ‘salotto buono’ per ricoprire l’incarico di responsabile europeo dell’attività di strategic equity per il gruppo Lehman Brothers, nonché membro dell’executive committee di Lehman Brothers Europe. Nel 2001 entrò nel gruppo Banca di Roma come direttore generale della costituenda holding Capitalia e amministratore delegato di Mediocredito Centrale sino al 2005; mentre dal 2003 e sino al 2007 è stato amministratore delegato dell’allora gruppo bancario Capitalia, scontrandosi talora con il presidente Cesare Geronzi. In quello stesso anno, uscito dalla banca romana, Arpe costituì Sator, di cui è socio di maggioranza. Tra gli azionisti minoritari, molti non sono troppo soddisfatti dell’andamento dell’asset più importante, il Sator Private Equity Fund (che detiene Arepo Bp), messo in liquidazione nel 2022.

A novembre il tribunale di Sorveglianza di Milano ha dichiarato la riabilitazione per il banchiere, che era stato condannato in via definitiva nel 2019, in qualità di allora direttore generale di Capitalia, per bancarotta nel filone processuale sul caso Ciappazzi, una tranche dell’inchiesta sul crac Parmalat. Arpe, che aveva presentato l’istanza di riabilitazione, “ha dato prova effettiva di costante buona condotta”, hanno scritto i giudici nel provvedimento. E hanno indicato che tra Arpe “e l’istituto bancario UniCredit” c’è stato un “accordo transattivo di carattere generale del 2008”, in base al quale la banca “si è impegnata a risarcire il più alto numero possibile di creditori Parmalat”. A oggi, si legge ancora nell’ordinanza, sono stati effettuati “pagamenti per un totale di circa 22,8 milioni di euro a favore di 24mila parti civili”, danneggiate dal reato che era contestato ad Arpe e altri. Dopo la riabilitazione, Arpe è potuto tornare nella sua banca per riuscire questa volta a venderla davvero e chiudere la liquidazione del fondo. A quel punto potrà cominciare la sua seconda vita.

L’articolo La seconda vita di Matteo Arpe e il ritorno in Banca Profilo (per venderla) è tratto da Forbes Italia.