8 Agosto 2025

La Nasa si sta già preparando a costruire un reattore nucleare sulla Luna per Trump

Questa settimana, l’amministratore della Nasa Sean Duffy ha dichiarato l’intenzione dell’Amministrazione Trump di installare un reattore nucleare funzionante sulla Luna entro la fine del decennio. “Siamo in una corsa alla Luna, in una gara con la Cina per arrivarci”, ha detto Duffy.

Piantare reattori è più efficace che piantare bandiere nella polvere lunare. Duffy ha fatto riferimento all’idea di una “zona di esclusione” attorno a un reattore, che in pratica permetterebbe di rivendicare un’area strategica, come i crateri che contengono acqua ghiacciata.

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Un reattore nucleare sulla Luna

Il piano quinquennale di Duffy sembra troppo ambizioso? Non particolarmente, se si considera che la Nasa e i suoi numerosi appaltatori fanno affidamento sull’energia atomica da decenni. Fin dagli anni ’60, la Nasa ha alimentato le missioni Apollo, le sonde spaziali e i lander marziani con batterie radioisotopiche che trasformano in elettricità il calore emesso dal Plutonio-238 e da altri isotopi in decadimento. I dispositivi delle missioni Apollo sono ancora sulla Luna, e quelli a bordo delle sonde Voyager e Pioneer sono stati i primi oggetti costruiti dall’uomo a uscire dal sistema solare.

Ma quei dispositivi producevano al massimo 100 watt. I reattori a fissione nucleare di cui parla Duffy sono molto più complessi. Generano calore dividendo atomi di Uranio-238 e possono produrre fino a 100 kilowatt — abbastanza per alimentare una ventina di case sulla Terra.

Serve davvero il nucleare sulla Luna? Un decennio fa, la NASA ha deciso che la risposta era sì. In molte zone lunari, la notte dura 14 giorni terrestri, rendendo i pannelli solari inaffidabili. E nel vuoto dello spazio non si può bruciare petrolio, carbone o gas — anche ammesso di riuscire a portarli in orbita.

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Il progetto negli anni

La Nasa ha convalidato per la prima volta la tecnologia dei micro-reattori con il progetto Kilopower, poi nel 2022 ha assegnato sovvenzioni da 5 milioni di dollari a tre consorzi per perfezionare progetti da 40 kilowatt. Le specifiche del progetto “Fission Surface Power” prevedono un sistema dal peso di sole 6 tonnellate, capace di entrare in un cilindro di 4 metri di diametro per 6 metri di lunghezza, e in grado di funzionare per 10 anni, in modo autonomo, senza manutenzione né rifornimenti.

“È un compito molto impegnativo”, afferma Sebatian Corbisiero, direttore tecnico nazionale per i reattori spaziali presso l’Idaho National Lab, il cui team ha selezionato le aziende per lo studio NASA della durata di un anno. «Sulla Terra i reattori non sono progettati per essere piccoli e leggeri. Nello spazio bisogna ridurre al minimo la massa, per poterli lanciare con un razzo», spiega.

Corbisiero ritiene che un reattore lunare sia un primo passo importante e necessario per sviluppare sistemi capaci di sostenere una colonia su Marte. Come il suo gruppo di ricerca ha scoperto nel 2023: “L’energia nucleare di superficie è necessaria per una presenza sostenibile sulla Luna”.

I tre consorzi selezionati da Corbisiero per il contratto del 2022 sono: Lockheed Martin, insieme a Bwtx, un team che aveva già collaborato con la Nasa per il progetto Draco, un dimostratore spaziale da 500 milioni di dollari alimentato da un reattore nucleare; Westinghouse, storico costruttore di reattori, in partnership con Aerojet Rocketdyne, che intende adattare il suo microreattore eVinci; X-Energy, una startup alleata con Maxar e Boeing. X-Energy sta già lavorando a progetti di microreattori per Dow Chemical e Amazon, ma punta a usare un proprio combustibile non standardizzato, al posto del combustibile Haleu (uranio a basso arricchimento ad alta concentrazione), indicato dalle direttive Nasa.

La competizione con la Cina

Corbisiero mantiene una posizione diplomatica e non si sbilancia su quale approccio preferisca. È probabile che il sistema finale utilizzi un motore Stirling per convertire il calore della fissione in elettricità, e che adotti un sistema di circolazione con sodio liquido, a prova di fusione. Possiamo davvero avere un reattore sulla Luna entro cinque anni? “Sì, secondo me è fattibile”, afferma. Tuttavia, tutto dipenderà dallo sviluppo del resto del sistema di volo Artemis (la prima missione con equipaggio, Artemis II, è prevista per l’inizio del 2026) e dalla disponibilità dei fondi.

Sulla Terra, i microreattori costano miliardi. Ma secondo Duffy, l’Amministrazione Trump ritiene che l’America non possa permettersi di non installare reattori sulla Luna il prima possibile. La Cina sta programmando la sua missione Chang’e-8 per il 2029, per testare metodi di costruzione di una base lunare con robot e stampanti 3D entro la metà degli anni ’30. Duffy sostiene che sia la Cina che gli Stati Uniti vogliono monopolizzare i territori migliori della Luna, vicino ai poli, dove il Sole splende sempre: “Abbiamo ghiaccio lì, abbiamo luce lì. Vogliamo arrivare per primi e rivendicarlo per l’America”.

L’articolo La Nasa si sta già preparando a costruire un reattore nucleare sulla Luna per Trump è tratto da Forbes Italia.