3 Dicembre 2025

Il farmaco che potrebbe prevenire l’infezione da Hiv: l’obiettivo di Gilead entro il 2030

Contenuto tratto dal numero di novembre 2025 di Forbes Italia. Abbonati!

Entro l’inizio del prossimo decennio Gilead vuole lanciare sul mercato dieci terapie trasformative con un impatto reale e misurabile sulla vita delle persone. Tra queste, un farmaco che potrebbe rivoluzionare il contrasto all’Hiv, premiato come ‘innovazione dell’anno’ dalla rivista Science.

Un trattamento in grado di curare quasi il 100% dei casi di epatite C. Lo sviluppo di un farmaco chiave per il tumore al seno e delle terapie Car-T, potenziale rivoluzione terapeutica per alcuni linfomi. E l’approvazione di un farmaco per la profilassi pre-esposizione (PrEP) contro l’Hiv, che potrebbe finalmente aiutare a dare il colpo di grazia all’epidemia. Sono solo alcuni dei trattamenti innovativi parte del portfolio di Gilead Sciences, colosso biofarmaceutico californiano, cui si aggiungono decine di altre molecole in fase di sperimentazione per la prevenzione e il trattamento di altre malattie infiammatorie, oncologiche, epatiche ed ematologiche.

L’obiettivo della biotech, posto per la prima volta nel 2019, è molto ambizioso: lanciare sul mercato almeno dieci terapie ‘trasformative’ – che abbiano, cioè, un impatto reale e misurabile sulla vita delle persone – entro il 2030. E contemporaneamente far sì che la loro distribuzione sia il più possibile equa e capillare, tenendo conto delle disparità economiche, sanitarie e sociali a livello globale. Per farlo, bisogna continuare a spingere su innovazione, ricerca e sviluppo, stringere partnership strategiche con governi e fondi globali ed essere capaci di confrontarsi e adattarsi a uno scenario geopolitico complesso e in continua evoluzione.

Il punto di svolta più importante, quello che ridefinisce un’intera area terapeutica, porta il nome di lenacapavir, un farmaco usato per la prevenzione dell’infezione da Hiv riconosciuto come ‘innovazione dell’anno’ dalla rivista Science. Per svilupparlo ci sono voluti 17 anni: si tratta, sostanzialmente, di una molecola che, somministrata a un soggetto sano, impedisce l’infezione.

La sua forza rivoluzionaria non risiede solo nell’efficacia clinica del 99,9%, ma nel modo in cui risolve il principale ostacolo alla prevenzione dell’Hiv, e cioè l’aderenza alla terapia. Le attuali opzioni di PrEP orale richiedono l’assunzione di una pillola quotidiana, un impegno che mal si adatta allo stile di vita di una persona sana. I dati lo confermano: l’aderenza alla PrEP orale si attesta a poco più del 50%, ed è questo il principale motivo per cui, nonostante la disponibilità di farmaci efficaci, i nuovi casi di Hiv continuano ad aumentare.

Lenacapavir, invece, cambia radicalmente lo scenario, perché si somministra tramite iniezione solo due volte l’anno. “Una volta ricevuta la dose, si è completamente protetti per sei mesi: non ci sono casi di infezione perché ci si è dimenticati di prendere una pillola”, ha spiegato a Forbes Johanna Mercier, chief commercial officer di Gilead Sciences. “E oltre alle considerazioni terapeutiche, ci sono anche quelle di farmacoeconomia: prevenire un’infezione di Hiv evita i costi a vita del trattamento e delle comorbidità associate, generando così un enorme valore per i sistemi sanitari nazionali”.

Naturalmente, un farmaco efficace da solo non basta: per essere trasformativa, un’innovazione deve essere accessibile. A questo proposito, la biofarmaceutica ha messo a punto una strategia di accesso globale stratificata e multilivello, basata su approcci diversi nei paesi a basso, medio e alto reddito, con l’idea di lavorare con i governi, gli stakeholder e i gruppi di advocacy per garantire che le persone abbiano ovunque accesso al farmaco e che, di pari passo, i governi ne riconoscano il valore. In linea con questo obiettivo, dunque, la parola chiave è ‘diversificazione’, sia nelle aree terapeutiche che nelle scelte strategiche.

Accanto alla virologia, l’azienda ha puntato anche sull’oncologia, riducendo significativamente i tempi di produzione per le terapie cellulari Car-T innovative, che stanno dando risultati molto soddisfacenti nel trattamento di diversi tipi di cancro, e sulle malattie infiammatorie. Un’accelerazione spinta da investimenti significativi: Gilead riversa tra il 20 e il 25% dei propri ricavi totali in ricerca e sviluppo, basando il proprio modello su un ciclo continuo di innovazione ad alto rischio che richiede una visione a lungo termine di 10-15 anni.

Nel 2025, tra l’altro, ricorre il 25esimo anniversario dell’affiliata italiana di Gilead, strategicamente importante per via dell’ecosistema integrato che fa del nostro Paese un hub completo per la catena di valore dell’azienda, a partire dall’eccellenza accademica e scientifica, dal valore dei ricercatori, dalla qualità degli studi clinici e dalla presenza di attività manifatturiere di altissimo livello.

A corroborarlo sono i numeri: 154 centri clinici coinvolti, 90mila pazienti arruolati negli studi clinici dal 2013, e valore di produzione generato dalle partnership manifatturiere. Questo radicamento si traduce in un impatto economico e sociale molto significativo per il sistema Paese. Proprio per questo Mercier sottolinea l’importanza del dialogo con le istituzioni italiane, tra cui l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), non come semplice negoziazione sui prezzi dei farmaci, ma come partnership strategica. “Vorremmo continuare a lavorare a stretto contatto con il governo per sostenere un ecosistema che genera valore reciproco: innovazione per Gilead e crescita scientifica, economica e occupazionale per l’Italia”.

L’articolo Il farmaco che potrebbe prevenire l’infezione da Hiv: l’obiettivo di Gilead entro il 2030 è tratto da Forbes Italia.