A pochi giorni dall’apertura di Vicenzaoro, l’Area studi Mediobanca ha pubblicato i risultati di un’indagine sul sistema orafo-argentiero-gioielliero italiano, basata su circa 250 società di capitali con fatturato superiore a 5 milioni di euro, rappresentative del 90% delle vendite del settore. Il report integra i dati del Rapporto sul settore orafo-argentiero-gioielliero in Italia di gennaio 2025 e offre un focus sui distretti di Arezzo, Vicenza e Valenza, con contributi del Centro studi di Confindustria Federorafi sulle dinamiche del commercio estero.
Performance 2024 in crescita, ma il 2025 resta incerto tra ottimismo e timori globali
Nel 2024 le imprese del comparto hanno registrato un fatturato mediano in crescita del 5%, con differenze territoriali: Arezzo e Vicenza +8%, le aree residuali +2%, Valenza -3%.
Per il 2025, il sentiment è più prudente: il 45% prevede un aumento del fatturato, il 43% un calo e il 12% stabilità. Arezzo (52%) e Valenza (50%) mostrano maggiore ottimismo, mentre Vicenza e le altre aree registrano percentuali più elevate di attese negative. Nel complesso, la fiducia del settore è inferiore alla media del manifatturiero del IV Capitalismo (45% vs 58%).
Le imprese evidenziano forti preoccupazioni per l’incertezza geopolitica (77,8%), le politiche protezionistiche (61,9%) e la concorrenza di prezzo (41,3%). Non mancano timori per i costi energetici (33,3%) e la gestione delle risorse umane (30,2%). Dazi e politiche commerciali sono percepiti come particolarmente rilevanti nei distretti di Arezzo e Vicenza.
Crescita, innovazione e sostenibilità: strategie per affrontare un contesto sfidante
Nonostante il contesto sfidante, le aziende puntano su crescita e innovazione: 61,5% verso nuovi mercati, 60% sviluppo di nuovi prodotti, 44,6% investimenti tecnologici. L’orientamento all’internazionalizzazione e all’innovazione di prodotto è più marcato nei distretti principali, mentre nelle aree residuali prevale la tecnologia.
L’impegno verso pratiche Esg è in crescita ma ancora disomogeneo: il 61,5% delle imprese ha avviato iniziative di sensibilizzazione, con picchi a Valenza (77,8%). Il 70% gestisce responsabilmente le catene di approvvigionamento e oltre due terzi adottano misure per ridurre il consumo di risorse fossili e promuovere riciclo e gestione dei rifiuti. Tuttavia, la burocrazia resta un ostacolo (33,3%), e solo il 33,9% ha un piano strategico per la riduzione delle emissioni. Risultati concreti includono riduzione del consumo d’acqua (69%), dei rifiuti pericolosi (50%) e aumento dell’uso di materiali riciclati (45%). L’energia rinnovabile resta ancora limitata (18,2% oltre l’80% del fabbisogno).
Capitale umano e commercio estero: il settore tra forza lavoro qualificata e sfide internazionali
Il settore conta circa 1.870 società di capitali con età media di 22 anni e 19mila addetti (+3,2%), di cui il 51% donne, superiore alla media manifatturiera nazionale (28%). L’85% delle imprese è a conduzione familiare, con consigli di amministrazione mediamente composti da tre membri.
Dopo il boom export del 2024 (+41,4%), nei primi cinque mesi del 2025 si registra una flessione del 15,2% su base annua, soprattutto verso la Turchia (-42,2%) e gli Stati Uniti (-18,9%). Crescono invece le vendite verso Emirati Arabi (+18,5%), Svizzera (+15,3%), Giappone (+16,4%) e Cina (+20,6%). Le importazioni crescono del 3,1%, con un saldo commerciale positivo di 4.920 milioni di euro, ma in calo del 18% rispetto al 2024.
Il recente accordo Usa-Ue del 27 luglio 2025, con dazio del 15% sui prodotti orafi, potrebbe erodere fino al 75% del valore aggiunto delle Pmi e dei prodotti unbranded, rendendo necessaria una revisione dei prezzi di vendita negli Stati Uniti (+20%).
L’articolo Il comparto orafo-argentiero-gioielliero tra ottimismo e incertezze: su tutte export in calo e allerta dazi è tratto da Forbes Italia.