6 Agosto 2025

Design, innovazione e made in Italy: così Elica ha rivoluzionato il concetto di cucina

Con oltre cinquant’anni di storia, Elica è, a tutti gli effetti, uno dei protagonisti del settore degli elettrodomestici per la cucina in Italia. Una realtà che nel tempo ha saputo conquistare la leadership globale nei sistemi aspiranti, capace di costruire una solida reputazione basata su innovazione, design e manifattura italiana. E pensare tutto nasce dall’intuizione di Ermanno Casoli, veterinario appassionato di arte e innovazione, che nel 1970 decide di scommettere sul settore delle cappe aspiranti fondando Elica a Fabriano. Un’intuizione vincente, supportata successivamente dalla visione imprenditoriale del figlio Francesco Casoli.

Oggi, con 2.600 dipendenti e sette stabilimenti tra Italia, Polonia, Messico e Cina, l’azienda marchigiana ha dimostrato di saper evolvere nel tempo, trasformandosi in un punto di riferimento internazionale per le soluzioni tecnologiche dedicate all’ambiente cucina. Un esempio emblematico è NikolaTesla, il primo piano cottura aspirante a induzione firmato Elica: un prodotto che ha unito eleganza formale e ingegneria d’avanguardia, conquistando un successo mondiale e ottenendo il Compasso d’Oro nel 2018.

Negli ultimi anni, Elica ha inaugurato una nuova fase di crescita: un ambizioso progetto di rebranding e riposizionamento che punta a espandere in modo deciso la propria presenza nel settore cooking. Un investimento di oltre 40 milioni di euro è stato destinato a ricerca e sviluppo e marketing, con l’obiettivo di progettare dispositivi sempre più evoluti per la cottura, capaci di anticipare i bisogni delle cucine contemporanee.

È da qui che nasce nel 2022 Lhov, l’elettrodomestico all-in-one che integra forno, piano cottura e cappa aspirante in un solo prodotto. Una rivoluzione che è valsa il secondo Compasso d’Oro all’azienda, premiando il coraggio di puntare sul cooking. Abbiamo chiesto a Francesco Casoli, presidente di Elica, di ripercorrere le tappe salienti del percorso di Elica.

Un veterinario che decide di investire nelle cappe aspiranti: l’avventura di Elica nasce in modo bizzarro. Perché suo padre scelse proprio questo settore?

Elica è nata quasi per caso, non dico per gioco, ma sicuramente per un’intuizione. Passare dalla carriera veterinaria alla produzione di elettrodomestici è stato un cambiamento radicale, completamente “out of the blue”. Questo ha segnato profondamente il DNA dell’azienda: è stato mio padre a inventarsi un prodotto, un modo per produrlo e, soprattutto, un mercato che prima non esisteva. Fabriano era una cittadina piccola, ancora di più negli anni ’70. Mio padre andava a scuola con Antonio e Vittorio Merloni, erano amici di “paese”. Loro iniziarono a costruire cucine componibili, e anche lui decise di provare a fare qualcosa in questo settore. È partito così, con un’idea che pian piano si è allargata. La storia poi la conosciamo: Merloni, Indesit… e noi abbiamo fatto la nostra strada.

Quando è entrato lei in azienda, cosa è cambiato?

Il mio ingresso è stato influenzato da un evento doloroso: la morte di mio padre. Questo ha segnato profondamente la mia vita e quella della mia famiglia, e ovviamente anche quella dell’azienda. La paura di non farcela è stata però anche una spinta a migliorarsi, giorno dopo giorno. La grande intuizione è stata portare il design in un semplice accessorio in cucina che prima si tendeva a nascondere. Siamo riusciti a trasformarlo in un oggetto apprezzato anche esteticamente. Così abbiamo iniziato a vendere bene il Made in Italy, a farci riconoscere in Europa prima e poi nel mondo.

Oggi siete leader nel settore delle cappe aspiranti. Quando avete deciso di puntare anche sul cooking?

È successo circa dieci anni fa, quando abbiamo sviluppato i piani aspiranti: una sorta di “anello di congiunzione” tra aspirazione e cottura. Anche lì ci siamo inventati qualcosa, portando design, ampiezza di gamma, capacità di innovare. Ci hanno permesso di dimostrare che eravamo in grado di innovare anche in un settore che non era il nostro. Poi dai piani aspiranti siamo passati ai piani cottura, ai forni – penso a Lhov – e ora a tutta una serie di nuovi progetti. L’idea è replicare nel cooking il successo avuto con le cappe.

Il design resta però un elemento distintivo. Quanto conta l’innovazione in Elica?

Moltissimo. La nostra reputazione nel campo delle cappe ci aiuta a distribuire anche prodotti innovativi, come appunto Lhov, che è top di gamma. Stiamo anche facendo grossi investimenti nella fascia media del mercato, dove possiamo mettere in campo le nostre competenze manifatturiere. E questa è una forza dell’Italia: non solo pensare e disegnare, ma anche saper fare. Saper produrre. Non dobbiamo mai dimenticarlo.

Un punto di svolta importante è stato anche NikolaTesla…

Esatto. NikolaTesla ci ha fatto vincere il nostro primo Compasso d’Oro. E non è cosa comune nel mondo degli elettrodomestici. Il secondo lo abbiamo vinto lo scorso anno con Lhov. Questi riconoscimenti ci hanno dato energia, ma soprattutto ci hanno fatto prendere coscienza del nostro valore. Non solo abbiamo convinto il mercato, ma ci siamo convinti anche noi. Tutto questo lo abbiamo fatto con le nostre forze, con le nostre persone. Alla prossima edizione di EuroCucina, nell’aprile 2026, presenteremo tante novità, non solo NikolaTesla e Lhov. Vogliamo dimostrare cosa può fare un’azienda italiana che crede nel saper fare, nella qualità, nella tecnologia. Noi in Italia abbiamo la capacità di pensare, sviluppare e produrre. E dobbiamo continuare a farlo.

Quali sono, oggi, le vostre sfide più grandi, anche nel contesto geopolitico attuale?

Il contesto geopolitico ci spinge a non stare mai fermi. Detto questo, io ho un’idea un po’ controcorrente: noi stiamo facendo una maratona, ogni giorno, con uno zaino pieno di cose giuste – welfare, sicurezza, sostenibilità – ma comunque pesanti. E ci troviamo a gareggiare con aziende che non portano lo stesso peso, come quelle cinesi. Non voglio demonizzare nessuno, ma credo che bisognerebbe livellare le condizioni di partenza: non rendendo i nostri zaini più leggeri, ma appesantendo quelli degli altri. Quando si parla di dazi, quindi, non mi scandalizzo. Anzi, penso che dovremmo iniziare a discuterne seriamente. Perché altrimenti rischiamo di perdere la nostra capacità di competere. Non perché siamo meno bravi, ma perché le regole non sono uguali per tutti.

Elica ha anche una fondazione, la Fondazione Ermanno Casoli. Di cosa si occupa?

La Fondazione fa una cosa bellissima: mette insieme due mondi che sembrano agli antipodi, gli artisti e l’industria. Gli artisti vengono ospitati nelle nostre fabbriche per un mese o due, e realizzano opere coinvolgendo i dipendenti. Il risultato non è solo l’opera, ma l’esperienza di creatività condivisa. E le dico di più: ogni volta che facciamo questi workshop, il numero di brevetti registrati in azienda aumenta. Non so se sia scientificamente dimostrabile, ma succede sempre. L’arte ci ha aiutato a vedere il futuro in un altro modo. È un processo magico, preziosissimo, in cui crediamo molto.

L’articolo Design, innovazione e made in Italy: così Elica ha rivoluzionato il concetto di cucina è tratto da Forbes Italia.