6 Giugno 2025

Dal palco all’impresa: così Paolo Ruffini costruisce valore con leggerezza, inclusione e visione

Articolo tratto dal numero di marzo 2024 di Forbes Small Giants. Abbonati!

“Va sempre meglio”, afferma Paolo Ruffini, parlando della sua vita. Attore, regista, autore e produttore, si divide da anni tra cinema, teatro e televisione, senza mai tralasciare il suo impegno nel sociale. Debutta sul grande schermo con il film Ovosodo, al quale seguiranno numerosi successi, da Natale a Miami a La
prima cosa bella, passando per Fuga di cervelli e molti altri. Conduce per sei lunghe stagioni il programma Colorado, proseguendo parallelamente la carriera teatrale, spaziando dalla prosa al varietà. Numerosi suoi progetti celebrano arte e inclusione: il più affermato è Up&Down, con il quale – unitamente al palcoscenico, l’editoria e il grande schermo – approda anche ai microfoni di Radio24.

Spettacolo e impresa è una ricetta vincente per Ruffini: l’Associazione Nido del Cuculo, che cresce sino a diventare l’attuale Vera Agency, si è rivelato un progetto altamente creativo che si pone la mission di “trasformare in realtà le idee e i sogni, soprattutto quelli folli”. Un’organizzazione complessa, che si muove a 360 gradi, a cui si affianca Vera Film, casa di produzione nel settore audio-visivo, che declina le attività su progetti cinematografici, quali film e docufilm, commerciali: video corporate, advertising e digital content. Pungente e romantico, disobbediente e appassionato, Paolo è un inguaribile sognatore che sa ‘giocare’ con armonioso equilibrio tra la leggerezza dell’ironia e la profondità della vita.

Attore, conduttore, regista, autore, produttore ma anche imprenditore. Da quando?

Sono imprenditore inconsapevole da sempre. Facevo impresa anche quando frequentavo il liceo classico: organizzavo gli spettacoli, le occupazioni, le autogestioni. Ho sempre avuto un’attitudine particolare al ruolo di leader, piuttosto che a quello di manager. Questa cosa poi si è tradotta col tempo nel momento in cui la mia passione per il cinema è diventata l’associazione Nido del cuculo. Ho avuto una trasformazione quando ho iniziato a capitalizzare Io Doppio, che fu un’esplosione totale. Si trattava di spettacoli in cui doppiavo i film. L’associazione è diventata una Srl, che da cinque anni è diventata Vera Agency. Siamo in fase di assunzione perché ci stiamo allargando. Circa 20 dipendenti a busta paga e collaborazioni con diverse funzioni in partita Iva.

Di cosa vi occupate?

Gestione di eventi, di produzione e distribuzione di spettacoli teatrali, di management, un lato digital fortissimo e in più convention nazionali, team building e comunicazione corporate. Io ho il mito di Oliviero Toscani, mi piace fare comunicazione sopra le righe. L’altra cosa forte di Vera è la gestione sartoriale a 360 gradi: non vendiamo solo un artista, lo proponiamo alle aziende, costruiamo delle campagne intorno a lui, ci occupiamo di cinema, di tv, di teatro, produciamo lo spettacolo, lo distribuiamo. Facciamo tutto in casa, insomma. Non siamo un fast food, più una cucina della mamma o della nonna.

Il settore artistico in Italia è a volte complicato. Quali sono stati i più grandi ostacoli che ha incontrato e quali invece le opportunità?

L’ambito artistico è sempre stato complesso. Con l’esperienza sui set ho iniziato a capire che spesso l’elemento più delicato della filiera è la produzione. Così mi sono detto: “E se iniziassi a produrre io?”. Ho imparato un po’ dai ‘vecchi produttori’. Aurelio De Laurentiis telefonava ai cinema e sapeva se in sala 3 del cinema di Frosinone scricchiolava una sedia in quarta fila. Era lui che chiamava per sapere com’era andata. Io ho imparato da lui tantissimo. A Maurizio Toti devo molto. Carlo Vanzina mi ha insegnato che se non rischi, non fai. Me lo ricordo molto bene, mi disse: “Devi essere un po’ d’impatto nelle cose che fai, altrimenti rimani nel limbo”. La vita del cinema è stata sempre una commistione tra Fellini, che voleva fare Otto e Mezzo, e la produzione che non capiva cosa stava facendo.

Ha pensato dunque di sublimare questo conflitto essendo sia artista che produttore?

Ci sono dei momenti in cui faccio prodotto e basta. Non metto bocca artisticamente. A volte invece cerco di proporre uno sguardo differente, se vuoi anche più folle, perché nella follia spesso si nasconde il genio. Il pubblico non è solo un popolo di odiatori professionisti che bada esclusivamente al male.

Si è messo in gioco anche nel sociale. In che modo?

Ho sempre avuto un’idea molto chiara su questo. Secondo me la più bella azione di solidarietà che si possa fare nei confronti di una persona disabile non è dargli dei soldi, ma dargli un lavoro. Il lavoro li rende assolutamente abili. L’inclusione vera avverrà nella misura in cui non faremo distinzione. Tu potrai andare in un ristorante stellato e vedere un ragazzo biondo, uno moro, uno cinese e uno down. E capire che il valore di quel cameriere down sta nel fatto che non porta quattro piatti insieme, ma che li porta con il sorriso. Sarà proprio quel sorriso e quella gentilezza l’elemento aggiuntivo che consente di mantenere la stella Michelin.

Qual è la filosofia di lavoro di Vera?

Si respira un clima molto familiare, ma prendendo la parte bella della famiglia, non la parte omertosa. Secondo me bisogna prendere il meglio dalle parole. Il meglio dalla parola famiglia, il meglio dalla parola amatori. Dico sempre che dobbiamo diventare professionisti amatoriali. Noi abbiamo un ufficio a Milano, nello spazio Caroli, e lì si erge una fattoria didattica con due maiali, due capre e due pecore. Abbiamo un bistrò, abbiamo un teatro. Ci sono i videogiochi e una piccola cucina.

Una parola: futuro. Cosa si aspetta?

Io vedo il presente. Questo momento presente, questo ‘oggi’ per me è già il futuro. Penso che vivere il presente sia il miglior modo per affrontare il futuro. Quindi mi sveglio la mattina e cerco di fare dell’oggi già un futuro migliore. Perché credo che un obiettivo si costruisca non un giorno dopo l’altro, ma un presente dopo l’altro

L’articolo Dal palco all’impresa: così Paolo Ruffini costruisce valore con leggerezza, inclusione e visione è tratto da Forbes Italia.