Nato come risposta immediata alla fame quotidiana, ai ritmi della strada e ai budget popolari, oggi lo street food è molto diventato molto di più. Da New York a Manila, la disciplina gastronomica del cibo popolare è arrivata a vette inimmaginabili, e premiata addirittura con stelle Michelin in città come Singapore o in Messico.
I piatti nati tra marciapiedi e mercati si sono guadagnati il rispetto della cucina d’autore, e anche in Europa questa rivoluzione a raggiunto vette (figurate e reali) prestigiose come dimostra l’edizione 2025 del food market Lo Matson a Courmayeur, che per i suoi 25 anni ospiterà in contemporanea a i produttori delle valli e il cibo tradizonale e lo showcooking di Carlo Cracco proprio a dimostrazione di come il dialogo sia costante.
In questo viaggio tra sapori, abbiamo deciso di selezionare dieci Capitali globali che si stanno imponendo come mete imperdibili per gli appassionati, affiancato mete storiche del cibo di strada – come New York, Bangkok o Marrakech – a capitali emergenti come Vienna e Tallinn, o poco conosciute in Europa come Philadelphia ma amatissime negli Stati Uniti. Dieci città, dieci modi per scoprire una cultura.
New York
Nessun’altra città al mondo rappresenta lo street food come New York. Non solo per quantità e varietà, ma per il modo in cui riesce a fondere culture, ricette e storie migranti in un paesaggio urbano sempre in movimento. A ogni angolo, a ogni ora del giorno, è possibile trovare qualcosa da mangiare: un hot dog arrostito su una piastra, un taco speziato, una slice di pizza consumata in piedi sotto le luci di Broadway. Il vero segreto dello street food newyorkese è la sua diffusione capillare: ogni quartiere ha una propria identità gastronomica.
In Chinatown, si cammina tra nuvole di vapore e profumi intensi: dai ravioli artigianali di Spicy Village ai dim sum storici di Nom Wah Tea Parlor, passando per le piccole delizie dolci di Ling’s. A Manhattan, i mercati coperti come Essex Market e Chelsea Market offrono un’esperienza più curata ma ugualmente autentica, mentre Brooklyn continua a reinventare lo street food con un approccio giovane e creativo, dai food truck di Williamsburg fino a Industry City. Naturalmente, la pizza è una religione. Ci sono le slice classiche di Joe’s, le interpretazioni audaci di Scarr’s con miele e peperoncino, le novità di Lucia Pizza of SoHo, fino alla pizza “da puristi” di L’Industrie. E se si vuole una pausa dolce, la key lime pie di Steve’s, da mangiare nel parco di Red Hook con vista sulla Statua della Libertà, è uno dei piaceri semplici più apprezzati dai newyorkesi.
Il Queens, con il quartiere multietnico di Jackson Heights, rappresenta il cuore internazionale di questa scena: chioschi e bancarelle offrono piatti da ogni continente. Qui si possono assaggiare tacos, curry, momo tibetani o noodles in brodo, spesso preparati da famiglie che portano avanti ricette di generazione in generazione. Il Queens Night Market, attivo nei fine settimana estivi, celebra questa ricchezza con stand gastronomici da oltre ottanta Paesi.
Bangkok
In Asia, Bangkok è l’epicentro del cibo di strada. Qui lo street food è parte della vita sociale, spirituale, quotidiana. I mercati notturni come il Rod Fai Market, i pad thai preparati al volo, gli spiedini di maiale marinato, il pesce alla brace e le zuppe speziate raccontano una metropoli che cucina sempre, ovunque. La città ha visto persino bancarelle premiate con la stella Michelin, come quella di Jay Fai con il suo iconico crab omelette.
Marrakech
Nel cuore della medina, la piazza di Jemaa el-Fna è un teatro gastronomico all’aperto: couscous, tajine, brodo di lumache e spiedini si alternano tra incantatori di serpenti e musicisti. Il pane khobz, cotto nei forni comuni del quartiere, accompagna ogni piatto. Anche nei souk si trova street food dolce e salato: datteri ripieni, briouats e spremute fresche d’arancia. È un’esperienza multisensoriale, dove ogni bancarella è una finestra sulla cucina marocchina più autentica.
Vienna
Vienna non è soltanto eleganza imperiale e caffè storici: nelle sue piazze, lungo i boulevard e davanti ai teatri si respira anche il profumo caldo e speziato del suo cibo di strada. Il cuore della scena sono i würstelstand, iconici chioschi di salsicce che fanno parte della cultura cittadina da quasi un secolo. Nel 2024 sono stati riconosciuti come patrimonio immateriale dell’Austria dall’Unesco. Ogni chiosco ha la sua identità. Bitzinger, dietro all’Opera di Stato, è noto per servire käsekrainer (salsiccia con formaggio fuso) accompagnata da un bicchiere di champagne.
Leo, il più antico, attivo dal 1928, è celebre per la “Big Mama”, una käsekrainer gigante pensata per quattro persone, e offre anche alternative vegetariane e vegane. Poi c’è Alles Wurscht, un piccolo stand gestito da uno chef stellato che punta sulla qualità degli ingredienti e su contorni insoliti come patatine al tartufo o kimchi fatto in casa.
Ma Vienna non si limita ai würstel. Il Naschmarkt, con oltre 120 banchi tra cucine locali e internazionali, è un vero punto di riferimento gastronomico. Qui si può fare un pranzo veloce tra specialità austriache e sapori mediorientali o asiatici, oppure semplicemente passeggiare tra i profumi delle spezie e del pane caldo.
Cape Town
Cape Town, il cibo di strada racconta la complessità di una città segnata da incontri, mescolanze e contrasti. È un panorama gastronomico vivace, che unisce le influenze della cucina coloniale olandese, britannica, indiana e africana in una forma accessibile e profondamente identitaria.
Il piatto simbolo è il bunny chow, nato a Durban ma adottato in tutta la nazione: una pagnotta di pane bianco svuotata e riempita di curry denso e saporito, da mangiare rigorosamente con le mani. A Cape Town lo si trova in versioni con pollo, agnello o verdure, spesso accompagnato da chutney fatti in casa. Accanto a questo, il gatsby è un altro grande protagonista dello street food sudafricano: un panino extralarge farcito con patatine fritte e ingredienti a scelta, dalle salsicce polony al pesce fritto, nato come pasto economico per i lavoratori e oggi simbolo della convivialità cittadina.
Non mancano le vetkoek, palline di pasta fritta croccanti fuori e morbide dentro, servite sia dolci che salate, e i boerewors roll, versione locale dell’hot dog con una salsiccia speziata di manzo e maiale, arricchita con cipolle, salse o peperoncino. Immancabili i samosa, leccornie triangolari fritte di chiara matrice indiana, e il biltong, carne essiccata insaporita con spezie locali, da sgranocchiare al volo come uno snack.
Manila
Lo street food filippino è una miscela di influenze ispaniche, asiatiche e statunitensi. Le strade di Manila offrono piatti come gli isaw (interiora grigliate), i kwek-kwek (uova di quaglia fritte), le banana cue caramellate e gli spiedini di carne con salse agrodolci. Nelle fiere di quartiere, si trovano anche piatti più elaborati come il lechon kawali e il halo-halo, dessert di ghiaccio tritato e frutta. È una cucina immediata, intensa, perfetta per chi ama l’inaspettato.
Guadalajara
In Messico, lo street food è sacro. Guadalajara, patria dei mariachi, celebra questa religione culinaria con tacos de birria, tortas ahogadas, elote e churros. Il Mercado Libertad, uno dei più grandi dell’America Latina, è il luogo perfetto per assaporare le ricette locali in versione street. Alcuni chef locali hanno persino portato queste specialità in versione gourmet, ottenendo riconoscimenti internazionali.
Astana
Nel cuore delle steppe del Kazakistan, Astana – oggi Nur-Sultan – è una capitale giovane e futurista che sorprende per la vitalità della sua scena gastronomica urbana tra modernizzazione post-sovietica, e origini nomadi e pastorali. Tra i protagonisti dello street food locale ci sono i samsa, focacce triangolari cotte in forni tandoor e farcite con carne, cipolla o zucca: fragranti all’esterno, calde e succose all’interno, si trovano ovunque, dai chioschi lungo le strade ai banchi dei panettieri. Accanto a loro, gli shashlyk – spiedini di carne marinata, di solito montone o manzo – sono preparati alla brace in piccoli barbecue improvvisati, sprigionando aromi intensi che si mescolano all’aria fredda della steppa.
Molto diffusi anche i belyashi, frittelle rotonde ripiene di carne, eredità della cucina sovietica, che si gustano calde soprattutto nei pressi delle stazioni o nei mercati. Altri snack tipici sono i baursak, bocconcini fritti di pasta dorata, spesso serviti con tè, e il kurt, palline di formaggio essiccato dal sapore deciso, che un tempo venivano portate nelle bisacce dai pastori e oggi si vendono confezionate nei mercati cittadini.
Il Green Bazaar è il punto di riferimento per chi vuole scoprire la varietà del cibo kazako: tra spezie, frutta secca, conserve e carne affumicata, si trovano anche piccoli chioschi dove vengono serviti lagman (pasta fatta a mano in brodo), zuppe calde e pane appena sfornato. Negli ultimi anni, in centro città hanno preso piede food truck e locali di street food che reinterpretano le ricette tradizionali in chiave contemporanea, utilizzando ingredienti come carne di cavallo, cammello o yogurt fermentato in nuove forme.
Tallinn
In Estonia, la cultura del cibo di strada è recente ma in pieno fermento. Il cambiamento è nato nei quartieri rigenerati, nelle ex fabbriche e nei mercati cittadini, dove giovani cuochi, fornai e artigiani del gusto reinterpretano le radici baltiche in chiave urbana. La scena si sviluppa soprattutto attorno al Balti Jaama Turg, il grande mercato coperto tra Kalamaja e Kelmiküla.
Qui si mescolano bancarelle tradizionali e chioschi moderni, panifici a lievitazione naturale e piccoli laboratori gastronomici. Tra i piatti più rappresentativi si trovano il pane d’orzo con burro fresco, l’aringa marinata servita sul classico pane nero, i ravioli rustici ripieni di carne o verdure, le zuppe calde con patate e funghi, le focaccine salate. Piatti semplici, che parlano di inverno, raccolti e stagionalità. Nei luoghi simbolo della rigenerazione urbana, come il quartiere di Rotermann, le vecchie costruzioni industriali ospitano panetterie artigianali, caffetterie nordiche e cucine che lavorano solo ingredienti locali.
Panifici come RØST o Karjase Sai sono diventati vere mete gastronomiche, grazie alla qualità dei prodotti da forno e all’attenzione per la sostenibilità. Un altro punto d’incontro tra gusto e cultura è la Põhjala Factory, ex fabbrica riconvertita in hub creativo: tra spazi espositivi, librerie e microbirrifici, si trovano anche piccoli locali dove il pane, la birra e i piatti della tradizione baltica vengono ripensati con uno spirito innovativo.
Tallinn celebra il cibo di strada anche con eventi come il Toidutänavad Street Food Festival, il più grande del suo genere in Estonia. Si tiene ogni estate al Song Festival Grounds e propone una vera e propria “via del gusto” lunga centinaia di metri, tra chioschi indipendenti, cucina sperimentale e artigiani del cibo provenienti da tutto il Paese.
Philadelphia
Per gli americani, Philly è sinonimo di cheesesteak: carne affettata e formaggio fuso in un panino morbido. Ma dietro questo mito, c’è un’intera scena street food. Dai pretzel caldi del Reading Terminal Market ai hoagies italiani di Cosmi’s e Ricci’s, dai cannoli dei Termini Brothers alle ciambelle Amish, ogni quartiere ha le sue specialità.
Tour come quelli di StrEATS of Philly guidano tra mercati e birrifici artigianali come Love City Brewing o Crime and Punishment. Una città che unisce sapori profondi e spirito industriale, tra panini, fermentazioni e identità.
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L’articolo Da New York a Cape Town: 10 città da visitare per gli appassionati di street food è tratto da Forbes Italia.