14 Luglio 2025

Che cosa può fare l’Europa per rispondere ai dazi al 30% di Trump

Donald Trump ha annunciato che, a partire dal 1 agosto, verranno applicati dazi del 30% su tutti i prodotti importati negli Stati Uniti dall’Unione europea, con la possibilità di ulteriori aumenti in caso di contromisure da parte di Bruxelles. L’Ue, almeno per ora, ha scelto il dialogo. “Siamo sempre stati molto chiari nel preferire una soluzione negoziata”, ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, annunciando la sospensione delle contromisure fino all’inizio di agosto per dare priorità ai negoziati. Ma Bruxelles fa sapere di aver già “preparato e concordato un primo elenco di contromisure” e di essere pronta “a tutti gli scenari possibili”.

Le possibili risposte

A confermare la linea è anche il commissario europeo per il Commercio, Maroš Šefčovič: “Continuiamo a collaborare con l’amministrazione statunitense e diamo priorità a una soluzione negoziata entro la scadenza del 1 agosto. Non riesco a immaginare di andarmene senza alcuno sforzo”. Ma l’Ue dovrà essere pronta anche agli esiti peggiori, “incluse, se necessario, contromisure ponderate e proporzionate per ripristinare l’equilibrio”.

L’Unione ha già approvato due pacchetti di risposta. Il primo, da 21 miliardi di euro, è stato elaborato dopo l’introduzione da parte degli Stati Uniti, lo scorso marzo, di dazi del 25% su acciaio e alluminio europei. Il secondo, da 72 miliardi, è nato come reazione ai dazi ‘universali’ del 10% annunciati da Trump tra il 5 e il 9 aprile e include misure che colpirebbero settori strategici dell’economia americana, dall’agroalimentare ai beni industriali.

La reazione di Francia e Germania

Non tutti i paesi dell’Unione condividono l’approccio di Bruxelles. Molti spingono per una risposta più decisa. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha espresso “forte disapprovazione” per la decisione di Trump, invitando l’Unione europea a “difendere con risolutezza gli interessi” dei suoi membri. Macron ha rilanciato l’uso dello strumento anti-coercizione, il meccanismo di difesa commerciale dell’Ue che consente di reagire con misure unilaterali, incluse restrizioni su investimenti, appalti pubblici e, potenzialmente, anche sulle big tech statunitensi. Anche il ministro delle Finanze tedesco, Lars Klingbeil, ha manifestato il proprio sostegno a “contromisure ferme” contro gli Stati Uniti.

Cosa sta succedendo in Italia

Di fronte alla minaccia dei dazi americani, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha detto che “una guerra commerciale in Occidente ci renderebbe tutti più deboli di fronte alle sfide globali. L’Europa ha la forza per ottenere un accordo equo. L’Italia farà la sua parte, come sempre”.

Ma le ricadute rischiano di essere pesanti. Le associazioni di categoria parlano di una “stangata” che potrebbe arrivare a 35 miliardi di euro all’anno. In termini generali, l’impatto rischia di tradursi in una perdita di quasi 180 mila posti di lavoro.

Secondo una stima di Coldiretti, le tariffe volute da Trump potrebbero costare alle famiglie statunitensi e all’agroalimentare italiano fino a 2,3 miliardi di euro di danni diretti. A peggiorare il quadro, c’è il rischio di un’esplosione del falso made in Italy: gli Stati Uniti sono il primo produttore mondiale di imitazioni alimentari italiane e potrebbero approfittare della minore presenza di prodotti autentici sugli scaffali, con un danno stimato in 40 miliardi di euro.

L’articolo Che cosa può fare l’Europa per rispondere ai dazi al 30% di Trump è tratto da Forbes Italia.