18 Settembre 2025

Alessandro Marinella: «La cravatta non è più un obbligo, ma un piacere»

Oggi, con un fatturato da 18 milioni di euro e una clientela di grandi leader internazionali, Marinella guarda al futuro del lusso.

E chi può raccontare questo capitolo aziendale se non Alessandro Marinella, 30 anni, è il Family Brand Manager di Marinella Srl, il volto di oggi della storica azienda napoletana che da oltre un secolo rappresenta l’eccellenza della cravatta italiana in tutto il mondo. La chiave di lettura di questa storia sta nella mission di Alessandro: portare alle nuove generazioni “un accessorio che comunica” trasformando così la cravatta in un elemento distintivo e non più solo rilegato alle grandi occasioni.

Alessandro, iniziamo da un dettaglio tecnico. Che nodo ci consigli per questa intervista?

“Il nodo che ho fatto è il Mezzo Windsor, una variante del nodo semplice. Si parte dalla pala grande, che deve essere più lunga rispetto alla pala piccola, usata come perno. Si crea un nodo semplice e poi si gira intorno. Consiglio sempre di poggiare la pala grande sulla spalla per avere un riferimento. A questo punto si entra nel nodo appena creato e si inserisce la pala grande all’interno del piccolo cerchio che si è formato. Tirando delicatamente si stringe: con la pala grande si compatta il nodo, con la piccola lo si fissa al colletto”.

Quando si indossa il Mezzo Windsor?

“È il secondo nodo che ogni uomo impara, subito dopo quello semplice che i padri insegnano ai figli. È versatile: va bene sia per una serata informale con gli amici sia per un meeting di lavoro importante”.

Alessandro tu lavori molto anche con i social, hai oltre 70 mila follower, un imprenditore come veicola la sua vita sul web?

“Nel 2025 è fondamentale comunicare anche attraverso i social. Per un marchio classico come Marinella significa veicolare messaggi alle nuove generazioni, più attente al digitale, all’inclusività e ai trend contemporanei. Lo streetwear ha guadagnato terreno perché più accessibile e meno vincolato da regole, mentre molti ragazzi temono giacca e cravatta per paura di sbagliare. Io invece cerco di abbattere queste barriere, mostrando come la cravatta possa essere un accessorio di stile, ispirandosi a persone carismatiche e a icone senza tempo come l’avvocato Agnelli”.

Il brand Marinella compie 111 anni. Qual è il segreto della sua longevità? Si parla di un’azienda con 18 milioni di fatturato…

“Direi la resilienza. Non è solo resistenza, ma capacità di adattarsi ai cambiamenti. In oltre un secolo abbiamo affrontato due guerre mondiali, una pandemia e, di recente, lo smart working. Paradossalmente oggi vendiamo più cravatte di prima, perché non sono più un obbligo, ma una scelta di stile. Chi le indossa lo fa per piacere e vuole “la cravatta giusta, quella Marinella”.

La cravatta è anche donna?

“È sempre stata presente nella moda donna, abbinata a tailleur o completi. Oggi, però, la vediamo anche sulle passerelle di brand meno istituzionali, utilizzata in modo casual e come tocco di colore. È diventata un accessorio disruptive, che parla di personalità”.

Molti giovani la associano solo alle grandi occasioni. Come trasformarla in un elemento distintivo?

“Il colore e la fantasia fanno la differenza. Una cravatta chiara si indossa di giorno, una più scura è adatta a contesti istituzionali. È un accessorio che comunica: a chi la porta fa sentire in un certo modo e a chi osserva manda un messaggio preciso”.

Hai una cravatta a cui sei particolarmente legato?

“Più di una. Ricordo la prima cravatta su misura, realizzata durante un trunk show: era grigia con microfantasia geometrica bianca e azzurra. Poi ce n’è un’altra che trovai in magazzino: mi colpì così tanto che la feci restaurare, perché per noi la cravatta è come un profumo, richiama ricordi e affetti. Infine ho la mia cravatta fortunata, che indosso nelle occasioni più importanti: da napoletano sono scaramantico”.

Nel 2017 hai avuto un incontro speciale a Buckingham Palace.

“È stato incredibile. Vivevo a Londra quando Camilla, oggi regina consorte, visitò il nostro negozio a Napoli. Poco dopo ricevemmo un invito a un tea party con la regina Elisabetta a Buckingham Palace come ringraziamento. Fu emozionante incontrarla, impeccabile come sempre, anche se purtroppo l’evento fu segnato dal ricordo delle vittime dell’attentato di London Bridge”.

Dopo l’apertura del nuovo store a Capri questa estate, Quali sono i prossimi passi?

“Da quando sono entrato in azienda ho lavorato per ampliare l’immagine del brand: Marinella non è solo cravatta, ma seta, colori e artigianalità. Oltre all’abbigliamento classico invernale, ci siamo aperti agli accessori e a un lifestyle completo. Dopo Napoli abbiamo aperto a Capri, nella celebre Piazzetta, un beach club a Vico Equense con boutique esclusiva, e ora ci prepariamo a inaugurare un punto vendita al porto di Rapallo, porta d’accesso a Portofino. Luoghi strategici per il nostro sviluppo futuro”.

L’articolo Alessandro Marinella: «La cravatta non è più un obbligo, ma un piacere» è tratto da Forbes Italia.