Se fino a pochi anni fa il prestigio professionale si misurava con stipendi alti e benefit esclusivi, oggi a guidare le scelte lavorative degli italiani, in particolare della Generazione Z, è un altro paradigma: salute, tranquillità e tempo per sé stessi. È questa la nuova triade del benessere, che ridefinisce il concetto stesso di “successo” e rivoluziona le priorità nel mondo del lavoro.
A dirlo sono i dati dell’8° rapporto Eudaimon-Censis sul welfare aziendale, che restituiscono un quadro eloquente: la ricchezza economica scivola all’ottavo posto nella classifica dei valori considerati fondamentali per il benessere, indicata solo dal 9% degli intervistati. Al primo posto c’è invece la salute psicofisica, riconosciuta come prioritaria dal 63% degli italiani. Seguono la tranquillità lavorativa (41%) e il work-life balance (36%).
Una visione che trova conferma anche in un recente report del Guardian, secondo cui il 74% dei giovani Gen Z mette al primo posto l’equilibrio tra lavoro e vita privata, davanti al 68% che menziona la retribuzione. Un segnale forte, che testimonia un cambiamento non passeggero, ma parte di una trasformazione culturale profonda e ormai irreversibile.
“Il lavoro non è più solo una fonte di reddito, ma un elemento centrale del benessere olistico della persona”, spiega Alberto Perfumo, ceo di Eudaimon. “Oggi il welfare aziendale non può più limitarsi a pacchetti standardizzati: serve un approccio personalizzato, capace di rispondere alle reali esigenze dei dipendenti. Le aziende che vogliono attrarre e trattenere talenti devono costruire ambienti di lavoro in grado di migliorare la qualità della vita, non solo il conto in banca”.
Alberto Perfumo, ceo Eudaimon
I dieci valori che contano davvero
Il rapporto Eudaimon-Censis traccia una nuova gerarchia di valori, dove il benessere assume forme diverse e sempre più personali:
Salute psicofisica (63%) – Fisica e mentale in egual misura: la salute torna al centro, come prerequisito per una vita soddisfacente.
Tranquillità (42%) – Un ambiente di lavoro collaborativo e privo di stress è visto come la chiave per concentrazione e serenità.
Equilibrio vita-lavoro (34%) – Evitare il sovraccarico emotivo bilanciando sfera privata e professionale è essenziale.
Tempo per sé (30%) – La possibilità di prendersi cura di sé viene prima del denaro.
Famiglia (26,5%) – I legami affettivi contano più di benefit e premi produttività.
Sicurezza lavorativa (20%) – Un ambiente stabile e protetto contribuisce all’equilibrio e alla serenità.
Consapevolezza di sé (11%) – Cresce la ricerca di mindfulness e benessere interiore.
Ricchezza (9%) – Il denaro resta importante, ma non è più il metro principale per misurare il benessere.
Prospettiva futura (8%) – Avere una visione chiara del domani conta quasi quanto uno stipendio competitivo.
Divertimento (4,5%) – Pur apprezzato, non è considerato un valore prioritario per il benessere.
Dall’obbligo alla scelta consapevole
Questo cambio di rotta impone un ripensamento radicale del concetto di lavoro. Le nuove generazioni non accettano più compromessi: non cercano solo un impiego, ma un’esperienza lavorativa coerente con i propri valori. In questo scenario, il welfare aziendale non è più un’opzione ma una leva strategica per la competitività.
Le imprese che sapranno interpretare questa trasformazione avranno un vantaggio reale nell’attrarre e trattenere i talenti. Perché il futuro del lavoro, oggi più che mai, si misura nella capacità di generare benessere. E non solo in busta paga.
L’articolo Addio stipendio, benvenuto work-life balance: i 10 valori che oggi contano davvero per chi lavora è tratto da Forbes Italia.